Destino e libero arbitrio.......................7....2...16

Destino e libero arbitrio

Tarocchi dell’incantatrice dei sogni - Marco Nizzoli (carte)L’articolo che vado a scrivere ora è piuttosto impegnativo.
Come sempre, comunque, cercherò di essere chiaro e sintetico, in modo che i concetti di evoluzione personale siano fruibili dal maggior numero di persone, anche da quelle che non hanno la pazienza di leggersi libri o articoloni enormi.

L’argomento è decisamente scottante, e lo è da millenni: siamo sottoposti al destino o possediamo il libero arbitrio?
Praticamente è la domanda esistenziale per eccellenza.

Risposta sintetica: ci sono entrambe le cose, destino e libero arbitrio.

Da un lato, difatti, vi sono cose che non abbiamo scelto noi come personalità terrena, a cominciare dalla famiglia e dal luogo e dal corpo in cui nasciamo, e che sono ascrivibili alle scelte programmatiche dell’anima.

E vi sono, peraltro, cose più vaste, che vanno ancora oltre la nostra anima: per esempio il processo di cambiamento energetico del pianeta Terra, o il suo ingresso, come sistema solare, in una zona della galassia con energia differente, fatto che spiega i grandi cicli del pianeta e dell’umanità, nella cultura yogica indicati come yuga. In Occidente, invece, definiti come età dell’oro, dell’argento, del bronzo, degli eroi e del ferro, quella attuale (la più “scarsa”) che sta terminando in questo periodo storico (quindi, abbiamo toccato il fondo, e ora non possiamo che risalire…).

Tra l’altro, anche il fatto di nascere in un certo periodo dell’anno e in un certo giorno, sottoposto (come ogni cosa della vita) a una certa influenza energetica, ci “costringe” in una certa maniera, visto che, per l’appunto, subiremo degli influssi abbastanza precisi.

Ed ecco perché i temi natali, ovviamente se fatti da astrologi come Dio comanda, sono di una precisione e di una bellezza incredibili.
Ma d’altronde, non può essere un caso che, salvo rarissime eccezioni, i Toro siano persone molto testarde e decise, mentre i Pesci persone introspettive e sensibili, giusto per fare un paio di esempi.

Quindi, come dato di partenza abbiamo la scelta dell’anima, che per ottenere certi apprendimenti sceglie un contesto adeguato – perfetto, anzi – a livello di energia di base, segno zodiacale, genitori, luogo geografico, contesto sociale, indole personale, etc.

Peraltro, l’anima è una parte di Dio, come la goccia è una parte dell’oceano, per cui possiamo tranquillamente parlare di progetto divino… come infatti ne hanno parlato praticamente tutti i maestri spirituali della storia, che suppongo sapessero qualcosa a riguardo.

Va da sé che la scelta dell’anima-Dio non è campata per aria, ma è legata al grado di realizzazione raggiunto in precedenza, cosicché se c’è da imparare qualcosa saranno scelte certe condizioni, mentre se c’è da imparare qualcos’altro saranno predilette altre condizioni.
Questo viene chiamato karma.

L’idea del giudizio divino, che nel corso dei secoli è stata parecchio distorta con lo scopo di mantenere la gente sotto la paura del castigo di Dio e quindi controllarla più agevolmente, nasce proprio da questo punto.
Un “giudizio” c’è, ed è anche “divino”, visto che la nostra anima come detto è parte di Dio, ma non è giudizio in senso di condanna e punizione, ma nel senso di amore incondizionato ed evoluzione, finalizzati al ritorno alla divinità, al ritorno all’unità.

Torniamo a noi: una volta che l’anima fa questa scelta di fondo, poi sta a noi agire, laddove con noi intendo l’ego-personalità, il quale può declinare il progetto iniziale in infiniti modi.

E operare su di sé attraverso infinite tecniche: legge di attrazione, pensiero positivo, alchimia trasformativa, yoga, meditazione, o altre pratiche di crescita personale.

Quando Osho dice “Ciò che dovrà accadere… accadrà, e tu hai una scelta: andarci insieme o andarci contro” non intende dire che tutto è già scritto e fisso.
Ovviamente, se no la sua opera di liberazione spirituale non avrebbe avuto senso, ma intende dire che noi, come personalità, possiamo prendere atto del piano animico-divino, andarci assieme ed essere felici, pur nell’infinità di modi possibili per esserlo, oppure andarci contro ed essere infelici… pur nell’infinità di modi possibili per esserlo.

La metafora più bella che ho letto riguardo a questo punto l’ho trovata nel bellissimo Conversazioni con Dio di Neale Donald Walsch, nel quale Dio dice che l’anima sceglie tavolozza, colori e tela, indirizzando quindi la vita terrena in diverse misure, ma poi a dipingere il quadro siamo noi come personalità.

Certo, se l’anima non mette il blu tra i colori, abbiamo voglia a lamentarci perché il cielo che volevamo dipingere è uscito troppo rosso e quindi è venuto male.

Se l’anima non mette tra gli ingredienti un fisico grosso e robusto, abbiamo voglia a lamentarci del fatto che non possiamo sfondare come giocatore di rugby. O, al contrario, se siamo alti 1.95 e pesiamo 120 chili, abbiamo voglia a lamentarci del fatto che la nostra carriera di fantino non è andata bene.

Questo però non esclude il fatto che abbiamo “carta bianca” rispetto ai “colori” che abbiamo ricevuto, se mi passate la terminologia cromatica.

E tali colori sono quelli più adatti a certi apprendimenti, quelli per l’appunto programmati dall’anima, giacché niente è casuale e pure la forma delle mani ha un senso animico: è questo il destino che dunque influenza le nostre vite.

Peraltro, gli apprendimenti che ci servono busseranno alla nostra porta tante volte quante ce ne serviranno per capirli e accoglierli, dapprima in modo dolce (il piano A dell’esistenza, la via dell’amore e della felicità), e poi, se li abbiamo ignorati in precedenza, in modo più severo (il piano B, la via dell’attrito e della sofferenza).

Se arriviamo al piano B, non è l’esistenza ad essere cattiva o ad avercela con noi, siamo noi piuttosto ad essere un po’ lenti di comprendonio.

Perché, per citare sempre Osho, “L’universo è sempre colmo d’amore, sempre pronto ad aiutarti. Sei un figlio per lui: è molto delicato, si prende cura con molta dolcezza. E se qualche volta senti che l’esistenza è dura con te, ricordalo sempre: di certo ti sei messo a lottare con lei. La tua lotta crea il problema. Altrimenti l’esistenza è sempre dolce, è sempre materna.”

In conclusione, esiste il destino come opera programmatica, con cui dobbiamo per forza fare i conti, ma come la realizzeremo, i dettagli su come si dispiegherà, e soprattutto quanto saremo felici, dipende solo da noi, e quindi esiste anche il libero arbitrio.

E ora che le cose ci sono chiare, non abbiamo più nessuna scusa.

Fosco Del Nero

Bellezza, Amore, Gioia

 

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