La Conoscenza Silenziosa............23...03...19

La Conoscenza Silenziosa

Se mi chiedete cos’è il silenzio io precisamente non lo so. Il silenzio è un “pieno di vuoto” per una persona che parla tanto. È un “vuoto pieno” per una persona che non ama il rumore delle parole.

In ogni caso, il silenzio è una bella sfida per la mente, che sa tutto, guarda caso… tranne che ascoltare, silenziosa, senza giudicare ciò che percepisce. Senza fare nulla. Così com’è.

“Che brutto tempo oggi eh…!”, “Che ore sono..?”, “Hai una sigaretta..?”, “Beh, che si fa..?”. Ognuno di noi avrà sperimentato quelle pause silenziose, che nel mezzo della comunicazione creano un “panichetto” generalizzato come se… senza suono, non ci fosse suono alcuno. E quel vuoto, di solito non ci piace molto.

Questo perché non siamo stati educati ad ascoltare il silenzio, come un altro suono, piacevole, senza strani mostri che escono dall’armadio, ma come una fonte di creatività e/o pausa che riconcilia la fatica del corpo e della mente.

Ultimamente m’è capitato tra le mani un articolo di Carlos Castaneda, intitolato, Carlos Castaneda: “La conoscenza silenziosa”. Dopo aver letto per molti anni Jodorowsky, “La Psicomagia e la Danza della realtà”, Hellinger con “Le costellazioni familiari”, Jung con “L’uomo e i suoi simboli”, e “Ricordi Sogni e Riflessioni”, m’è rimasto difficile ultimamente e quasi fastidioso, comprendere qual’è quel ponte e quel confine che per alcuni autori lega la psiche, la mente… ad una dimensione superiore, l’Oltre, livello extra per alcuni, che però non sia chiamato semplicemente spiritualità, ma Meta-fisica.

Libri e varie...

Perché l’Oltre, non riguarda la fede, ma un nuovo modo di percepire e vedere la realtà. Non sopra, ma Meta. Non aldilà, ma “qui e ora”. Insomma, quest’oltre dove sta? Sembra che risieda, o comunque “passi” anche per il silenzio interiore, dove si esprime quell’energia vitale che è legata alla Consapevolezza… al Respiro… cioè alla Vita. Io sinceramente ancora non lo so, e il silenzio certe volte lo comprendo e mi piace, certe volte non lo capisco e proprio non mi piace.

Carlos Castaneda, nel suo libro “Tensegrità” racconta l’episodio in cui, avendo ottenuto il silenzio interiore, per la prima volta riuscì a “vedere”, e la cosa che più lo sconvolse dell’episodio, fu non tanto la visione di un paesaggio mai visto, di animali preistorici, di suoni ancestrali che riuscì a percepire in mezzo al traffico di Los Angeles, ma il fatto che in qualche modo queste cose le aveva percepite anche prima, da sempre: “Nel paesaggio allucinato e selvaggio di un Messico antico e immutabile, fra le reminiscenze delle civiltà autoctone più remote, si placa il rumore della vita quotidiana, si dissolvono le preoccupazioni, gli affanni, le paure: si afferma, quindi, per regnare incontrastato, il silenzio interiore. Diviene così possibile attingere ad arcane energie, forze recondite dello spirito che la razionalità del moderno mondo occidentale ha soffocato, dimenticato, perduto”.

Leggendo questi versi, per quanto lo sciamanesimo non sia proprio nei mie echi culturali, quello che mi è venuto da pensare è: Siamo in grado di accogliere il silenzio oggi? Che cosa ci dice con il suo codice, con la sua frequenza? Se facciamo un piccolo esercizio di auto-osservazione, vedremo come per ognuno di noi sarà diverso, perché porterà con sé memorie arcaiche, codici-frequenze di vissuti che non riguardano probabilmente il “qui e ora”, immagini, oppure come nel sogno, anche suoni, profumi, odori, tutto ciò che riguarda il campo percettivo-emotivo dell’immaginario.

Se vinciamo quel primo ostacolo, che è la paura di sentirci, e ci lasceremo guidare dal silenzio interiore con fiducia nell’ignoto e nello sconosciuto, probabilmente questo stesso ci aprirà la porta ad un mondo pieno di “suoni” del Sé, che sono vitali e ricchi di potenzialità, e di archetipi da ascoltare e integrare.

Tanto spesso sono questi suoni, arcaici, interiori, che ci conducono nella vita pratica, a prendere una strada invece di un’altra, a iniziare un progetto ad occhi chiusi, a lanciarci in nuove avventure, o a continuare a costruire nonostante gli scarsi risultati presenti, perché senti nel sottosuolo dell’inconscio che… “un motivo, per continuare, sotto sotto, c’è”.

Sarà anche importante ricordarsi di discernere quello che è un’eco del passato, dal suono del silenzio saggio. Poiché il primo ti può far cadere nelle fissazioni di una mente che apparentemente sta quieta e internamente rimugina giudicando tutto ciò che prova, proprio perché non riesce a farlo suo, mentre l’altro messaggio, quello del Sé, è pronto a dar vita ad energie sotterranee latenti, potenti… e quello è l’ascolto di un silenzio creativo, dinamico, che ti fa fare cose nuove, in maniera nuova, in cui la percezione di se stessi (e dell’altro), è più larga e leggera.

Il primo tipo di silenzio chiude. Il secondo apre… Il primo tappa, ed è rumore. Il secondo è Ascolto, è accogliente, e si concilia molto spesso con la musica… Secondo Castaneda e lo sciamanesimo, uno dei più potenti strumenti per raggiungere il silenzio interiore, è il tamburo. Con il battito mono-tono e continuato, il cervello comincia a rallentare la sua attività, i pensieri vengono rapidamente messi da parte, per lasciare spazio alla conoscenza non-verbale. In questo caso, il passaggio dal dialogo interiore, cioè da quella serie di pensieri che continuamente sovraffollano la mente, al silenzio, diventa graduale. La continuità del tamburo, inoltre, permette di ritornare alla quiete in ogni momento, anche se il dialogo è per qualche istante ritornato.

Pensiamo poi, che il primo tamburo è il nostro stesso cuore, che batte e scandisce il ritmo della vita. E ancora… il più grande tamburo di tutti è la Terra: ci si cammina e risuona con la nostra vita e la nostra energia. La percussione del nostro passo sul terreno, anche involontaria, è il primo atto musicale, insieme al respiro e al suono del corpo e della voce.

Che sia il momento giusto per iniziare a sentire il proprio suono o il suono della Terra? E se proprio non troviamo lo spazio e il tempo di farlo da svegli, si può sempre tentare di farlo nei sogni.

Fonte: http://nettarearmonico.blogspot.com/2011/03/carlos-castaneda-la-conoscenza.html

Tensegrità

I movimenti magici che aumentano l'energia vitale

di Carlos Castaneda

Con questo volume, basato su movimenti, detti passi magici (illustrati momento per momento attraverso sequenze fotografiche), Castaneda intende introdurre il lettore proprio in questa dimensione di superamento delle tensioni, con il rilascio della massima energia dispersa possibile.

Nella parola tensegrità si fondono i concetti di tensione e integrità, e il termine serve all'autore per definire il metodo con il quale gli sciamani del Messico entrano in contatto con l'energia segreta dell'universo e la utilizzano per il proprio benessere. Si tratta di un libro anomalo rispetto alla produzione letteraria dell'autore, quasi un manuale pratico, composto tuttavia anche da considerazioni spirituali e completato con gli insegnamenti di don Juan, ancora una volta guida e maestro.

Tensegrità è la versione moderna dei passi magici degli sciamani dell'antico Messico. La parola Tensegrità è una definizione molto accurata perché nasce dall'unione di due termini, tensione e integrità, che connotano le due forze trainanti dei passi magici. "Così l'antropologo peruviano Carlos Castaneda mette a fuoco il tema di questo libro: i movimenti del corpo che, secondo gli antichi riti degli stregoni, permettono di stimolare l'energia vitale dell'organismo e aumentare le capacità psichiche. Partendo dalle tecniche apprese insieme al suo maestro don Juan, Castaneda illustra gli esercizi e le pratiche da seguire per raggiungere uno stato di "consapevolezza intensa" contraddistinto da un perfetto equilibrio fisico e mentale.

Un percorso che apre una prospettiva inedita su noi stessi e la realtà e ci insegna a vedere mente e corpo come un'unità perfetta, completa e integra.

"Castaneda è diventato un punto di riferimento. Va al cuore dei temi cruciali per noi stessi"
Los angeles times

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