LA gabbia dorata....Tratto da Italia donna.

 

La gabbia dorata
Chiediamoci quali sono, nella vita quotidiana, le conseguenze pratiche dell'attaccamento all'immagine di sé.

Qualche giorno fa, parlando con una studente dotata di una buona intuizione, che adopera solo al 5% delle sue reali possibilità, ci siamo chiesti da dove provenisse la difficoltà ad esprimere ciò che vede nelle relazioni con gli altri. Dopo qualche minuto salta fuori che lei, nonostante abbia pagato un caro prezzo personale per portare, come ogni 'bravo figlio', a riflettere i genitori sui loro limiti ed errori, si sente in colpa nei loro confronti.

In colpa per cosa? Per non essere stata una "brava figlia", cioè per non essere riuscita a portarli ad aprire un pochino gli occhi senza farli soffrire, cioè, in ultima analisi, per non aver saputo effettuare, da bambina, una psicoterapia indolore a mamma e a papà!

Capite la varietà di deliri che sottendono quest'immagine (la terapeuta bambina che possiede tecniche indolori)? Come si fa ad essere felici senza uscire da un'immagine di sé così delirante? La prima conseguenza operativa è l'impossibilità ad essere felice: non sono libera di dire ciò che vedo, perché potrei ferire gli altri; non sono libera di arrabbiarmi, perché la mia rabbia potrebbe far male a qualcuno.

Il vantaggio di questa posizione è, come al solito, di sentirsi sempre "buona" e, quindi, di continuare a rotolarsi nell'illusione di non essere mai sola. Il prezzo è quello di continuare a vivere in una cella di isolamento.

Mi intristisce pensare a quante persone, terribilmente incagliate nelle trame di questi meccanismi, incontro di continuo e mi lascio consolare dall'idea che arriva per tutti il momento in cui può scattare il coraggio di esplorare il proprio mondo interiore al di là della gabbia creata dalle immagini interiori con cui ci si identifica.

Un'altra importante ricaduta pratica dell'attaccamento all'immagine di sé è la ristrettezza dei codici di lettura della realtà: infatti, questi possono esistere solo se non risultano minacciosi per l'integrità dell'immagine. Capite che se l'immagine riguarda l'essere "buono", a 30 anni avremo un adulto con un sistema di credenze ed un pattern di codici emotivi che escludono a priori tutto ciò che è definito "cattivo" in qualche caratteristica e che potrebbe minacciare il suo essere "buono".

Questo significa che tutto ciò che leggerà come "cattivo" sarà esportato lontano dalla sua attenzione, fuori e dentro di sé.
L'estremo patologico di questa posizione è il delirio di persecuzione: non riesco assolutamente ad accettare ciò che definisco "cattivo" di me stesso e lo colloco completamente all'esterno... per poi sentirmi perseguitato.

Durante i soggiorni estivi, a causa della forte e costante pressione generata dal contatto con bambini problematici, con un lavoro duro e con la realtà del gruppo, talvolta si manifestano reazioni di questo tipo, soprattutto in persone poco abituate al contatto con le emozioni ed i pensieri ritenuti "cattivi".
www.italiadonna.it/spiritualita/pax135.htm -

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