L’immaginazione è uno strumento di guarigione: ecco come allenarla .......29...5....16

L’immaginazione è uno strumento di guarigione: ecco come allenarla

 
 

Immaginazione e fantasia sono la stessa cosa? Anche se li utilizziamo frequentemente come sinonimi, i due termini indicano concetti diversi. Se alla fantasia si riconosce una natura più passiva, l’immaginazione è invece di tipo attivo. Sebbene in entrambi i casi si possa visualizzare un desiderio, si ritiene che nella fantasia rimaniamo in balia di ciò che abbiamo visualizzato, provando un misto di nostalgia e malinconia per la fantasia stessa, come se fosse qualcosa di irraggiungibile. Diverso è il caso dell’immaginazione che invece ci proietta nel desiderio come se fosse già esaudito e quindi ci permette di formulare anche eventuali ipotesi di azione per farlo andare in un certo modo, ovvero ci vede protagonisti attivi. Ecco perché fantasticare è piuttosto semplice, immaginare richiede uno sforzo maggiore.

L’immaginazione attiva per Jung

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immaginazione-e-fantasia

Carl Gustav Jung introdusse il concetto di immaginazione attiva, attraverso la quale personalità conscia ed inconscia possono incontrarsi in un unico prodotto che le unisce e che quindi conduce a un lavoro di sintesi. L’immaginazione attiva, secondo lo psicoanalista svizzero, dovrebbe essere praticata in solitudine, senza che l’analista intervenga, difatti ogni interpretazione arbitraria può essere insidiosa.

Ma come si fa? Lo spiega l’allieva di Jung, Marie-Louise von Franz, secondo la quale è necessario innanzitutto silenziare i pensieri e lasciare che le immagini inconsce vengano allo scoperto fissando l’attenzione su di esse con curiosità. Le informazioni vanno annotate nel corso del tempo sotto forma di disegni, musica, scrittura a seconda delle preferenze, in modo da crearsi una sorta di mappa dell’inconscio. Il processo matura nel momento in cui le informazioni raccolte cominciano a suscitare nell’individuo il desiderio di prendere posizione rispetto ad esse, senza più subirle in maniera passiva. Ecco come l’immaginazione attiva per Jung diventa vera e propria ricerca psicologica.

L’immaginazione secondo James Hillman

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L’argomento interessò anche James Hillman, che ne trattò esaustivamente ne “L’anima del mondo e il pensiero del cuore”, in cui rielabora le teorie di Jung e la filosofia di altri autori del passato. Riassumendo in termini semplicistici il pensiero di Hillman, si potrebbe dire che la psiche comunica attraverso simboli ed immagini, visto che essa condivide con la psiche collettiva tutta una serie di archetipi, i simboli collettivi presenti nei miti. Questi simboli sono in grado di innescare un processo di guarigione interiore, quindi vederli attraverso l’immaginazione ci aiuterebbe a guarire trasformando i simboli stessi in altri più costruttivi.

Hillman afferma: “c’è un’altra conseguenza del credito che diamo alle immagini dell’anima, comincia a diffondersi e a circolare un senso di auto-indulgenza e di accettazione di sè. È come se il cuore e la parte sinistra stessero estendendo il loro dominio. Gli aspetti ombra della personalità continuano a giocare i loro pesanti ruoli, ma adesso all’interno di un «racconto» più vasto, il mito di sé stessi, semplicemente quello che uno è, e che cominciamo a sentire come se fosse proprio così che si è destinati a essere. Il mio mito diventa la mia verità, la mia vita simbolica e allegorica. Auto-indulgenza, accettazione di sé, amore di sé; ma ancora di più: ci si scopre peccatori ma non colpevoli, grati per avere i nostri peccati e non quelli degli altri, pieni di amore per il nostro destino, fino al punto di desiderare di avere e mantenere sempre questa intensa connessione interiore con la propria parte individuale”, per proseguire, “Il terzo passo è gratuito. Riguarda la libera e creativa comparsa dell’immaginazione, come se ora il risveglio del mondo interiore cominciasse ad agire spontaneamente, da solo, non diretto, senza che la coscienza dell’Io se ne occupi. Il mondo interiore non solo comincia a prendersi sempre più cura di sé, producendo delle crisi e risolvendole all’interno delle sue trasformazioni, ma si prende anche cura di te, delle preoccupazioni dell’Io e delle pretese dell’Io.

L’immaginazione quindi come strumento di guarigione che, riattivata, può aiutarci a trascendere il modus vivendi superficiale, frenetico e nevrotico cui siamo abituati. Secondo Hillman infatti la nostra società occidentale avrebbe perso questa capacità di immaginare e di connettersi con i simboli universali, degnandoli della dovuta attenzione. Incapacità che ha causato conseguenze gravi a livello spirituale e psichico, fra le quali il diffuso egocentrismo. In tale ottica le visualizzazioni creative che ci vengono spesso proposte in ambito olistico e spirituale, svolgono una funzione importante perché allenano le nostre capacità immaginative, che spesso non sono così scontate come crediamo, in virtù del fatto che non coincidono totalmente con la pura fantasia.

yinyangtherapy.it

Laura De Rosa

Eticamente.net 


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