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L’origine delle delusioni affettive

Innanzitutto dobbiamo chiarire che l’energia stessa della delusione si genera nella mancata realizzazione di una o più aspettative che abbiamo riguardo persone o situazioni. Il meccanismo dell’aspettativa agisce imponendo dei canoni o parametri alla realtà, che chiediamo di venire soddisfatti secondo i nostri tempi e la nostra volontà. Assomiglia ad una sorta di “condizione” che diamo al mondo e alle persone per soddisfare il nostro bisogno di controllo sulla vita. L’aspettativa ha la presunzione di sapere con totale certezza cosa è bene per noi e cosa è male. Convinzione alquanto assurda, e lo si potrà verificare con facilità pensando a tutte quelle volte che, dopo certi avvenimenti, ci ritroviamo a dire: “Ma perché ho fatto ciò che ho fatto? Perché non ci ho pensato prima? Perché finisco sempre per illudermi? Perché sbaglio sempre?”. È interessante notare che la maggior parte dei nostri sbagli o errori sono generati dalle nostre stesse scelte che crediamo siano quelle più idonee in certi contesti.

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I rapporti interpersonali e le relazioni affettive sono di sicuro il settore dal quale ricaviamo più delusioni e fraintendimenti degli altri. La relazione di coppia e le dinamiche relazionali (seduzione, corteggiamento, frequentazione, relazione, sposalizio, ecc.) sono il luogo in cui ogni volta ci imbattiamo per scoprire con sorpresa quanto ancora siamo lontani dall’avere la consapevolezza e il controllo di tutti i nostri meccanismi automatici e inconsci.

Attraverso la relazione con l’altro noi cerchiamo sempre di raggiungere un risultato personale. Bisognerà osservarsi attentamente per capire questa dinamica. Dietro ogni nostra azione si nasconde sempre la necessità di soddisfare un nostro bisogno. Siamo alla ricerca di conferme su noi stessi, e c’è un preciso motivo per cui lo facciamo. L’altra persona, per quanto in noi ci sia soltanto il desiderio di amarla e lasciarci amare da essa, dopo un certo periodo, si trasforma in un ricettacolo proiettivo di tutte le nostre paure e le nostre mancanze. Se ci sentiamo insicuri di noi stessi, vedremo nell’altro la sicurezza; se abbiamo paura di essere abbandonati e siamo incapaci di stare soli, vedremo nell’altro solo il pericolo di perderlo e diventiamo gelosi; se abbiamo bisogno di continue conferme per sentirci amati, vedremo nell’altro il suo egoismo. Tutta questa dinamica agisce senza sosta finché non ci si sveglia!

Da un punto di vista simbolico, ogni nostro amante è l’incarnazione del nostro desiderio di sentirci uniti, appagati e felici. E dietro questa falsa identificazione si trova, per l’appunto, l’origine delle delusioni affettive.
L’errore infatti è quello di pensare che il rapporto felice e soddisfacente con il “partner giusto” sia la meta e l’ambizione perfetta che genererà la nostra felicità e la nostra piena soddisfazione. Niente di più sbagliato.

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Abbiamo sùbito, nel corso dei secoli, un lunghissimo e logorante condizionamento sociale che ci ha convinti che solo l’amore con un’altra persona possa permettere alla nostra anima di sentirsi perfetta, unita e realizzata fisicamente. Questa “tortura psichica” si è sovrapposta all’unica verità: ovvero che l’anima è una scintilla divina e per sua natura è individuale. E’ un frammento perfetto di Dio. L’anima rappresenta già la perfezione e non necessita che la sua completezza dipenda da un’altra anima che, tra l’altro, è anch’essa unica e irripetibile.

L’amore basta all’amore così come l’anima basta a se stessa. La sua felicità è nel suo riconoscersi perfetta e nel suo sentirsi completamente unita al tutto. Ma se questa sensazione di unicità, divinità e connessione viene persa, allora essa cerca nel mondo relativo qualcosa che non può e non potrà mai appagarla fino in fondo. Questo vuol dire che fino a quando non ci renderemo conto che siamo straordinari, che siamo unici, che siamo irripetibili e che siamo già l’incarnazione di una perfetta unità di spirito e materia, di cielo e terra e di maschile e femminile insieme, sentiremo un’ancestrale ed atavica “mancanza”. E fintantoché non capiremo questo, ci sentiremo la metà della mela che va alla ricerca dell’altra metà per sentirsi completa. Il grande dramma è che ci hanno persuasi fino a convincerci che noi siamo delle metà che hanno bisogno della loro parte mancante per essere felici. Ma il punto è che non ci manca niente! Stiamo sognando!

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Tutto questo potrebbe essere evitato e guarito semplicemente superando la paura (falsa e indotta) di “rimanere soli”. È falsa perché nessuno insegna agli esseri umani che ognuno è perfetto, che ha tutto dentro di sé, che la gioia più grande non è chiedere energia agli altri e mendicare l’amore, ma condividere con gioia ciò che si ha nel cuore. Il frutto più prezioso del proprio cuore lo si può conoscere solo stando soli e attraversando interamente la propria paura di sentirsi inadeguati e incompleti. E poi si scopre che era soltanto una paura senza senso, ma lo si capisce dopo…

Non possiamo vivere nella leggerezza della condivisione e della relazione vissuta con amore incondizionato, proprio perché noi non permettiamo all’altro di essere se stesso, ma gli chiediamo di essere qualcosa che ci completi e che ci soddisfi. Praticamente chiediamo alle altre persone non di essere se stesse, ma di essere ciò di cui abbiamo bisogno. E l’altra persona fa la stessa cosa.

È sufficiente un po’ di intelligenza e voglia di auto-osservazione per notare l’origine automatica e inconscia delle proprie reazioni emotive riguardo la relazione affettiva. E poi occorre la volontà e l’intenzione di volersi risvegliare e di voler finalmente essere felici. Solo quando si ritrova se stessi, assieme alla sensazione di completezza e amore, si è pronti per amare veramente. Questo tipo di amore è veramente grande poiché non chiede, ma è interessato alla felicità dell’altro. Questo amore non ha più timore di essere ferito perché ha capito che nessuno può più lasciarlo o abbandonarlo, ora ha trovato la sorgente dell’energia dentro di sé e quindi si dedica ad amare senza chiedere niente in cambio.

E quello che poi in genere accade, è che tutti si innamorano di quella persona che non ha più bisogno di nessuno. Che si sente completa e fa sentire completi gli altri che sono vicino a lei. Così quell’anima inizia a godere dell’amore e, nella misura in cui ha smesso di chiedere qualcosa, riceve continuamente il doppio di ciò che non ha mai chiesto.

Praticamente è un’estasi continua! Altro che droghe!

Andrea Zurlini

 

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