La fisica della preghiera.....28...8....19

La fisica della preghiera

La fisica della preghiera

Le recenti scoperte della fisica quantistica rendono ragione di quanto professato dalle dottrine spirituali da migliaia di anni: esiste un Principio Primo dal quale tutto ha origine, si chiami Dio o Campo Quantistico. Ma cos’è la preghiera? È riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

di Francesco Albanese

Quando preghiamo, cosa facciamo realmente? Per rispondere, dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza su cosa sia la preghiera e su chi – o cosa – pregare. Recitare meccanicamente il Padre Nostro o l’Ave Maria, anche cento volte, anche mettendoci in ginocchio e con le mani giunte, mentre però pensiamo a cosa faremo appena finito, non è preghiera.

Riusciamo invece a stare concentrati? Bene. «Dio, dammi» non è preghiera. «Dio, fammi» non è preghiera. «Se mi darai… prometto che…» tanto meno è preghiera. Chiedere non è sbagliato, anzi, questa funzione è connaturata nella preghiera. Gesù stesso ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Luca, 11:9). È il modo che non va. Non stiamo chiamando la pizzeria sotto casa per un’ordinazione. Anche se recitiamo la parte degli umili o dei cani bastonati, così non va. Preghiera è riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

Ma chi preghiamo quando ci rivolgiamo all’Altissimo?

Già, Dio. Se saper pregare non è cosa semplice, ancor meno lo è farsi un’idea di chi, o cosa, Dio sia. Abbandonata l’idea, forse un po’ ingenua, di un’entità creatrice separata e distinta dal proprio creato, possiamo intanto affermare con certezza che Dio è in ogni luogo: “Io non riempio forse il cielo e la terra?”, dice il Signore (Geremia, 23:23,24). Inoltre, possiamo anche affermare che Dio è l’Unità, il

Tutto, il non manifesto da cui ha origine ogni manifestazione. Padre, Figlio e Spirito Santo, la prima forma di manifestazione che origina da Dio (e che ritroviamo nel triangolo dei tre Superni formato da Kether, Chocmah e Binah nella Cabala ebraica), sono tutte emanazioni di Dio e: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” (Concilio di Toledo XI, anno 675, Symbolum: DS 530). “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina” (Concilio Lateranense IV, anno 1215, Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804).

E’ possibile un punto di incontro tra scienza e spiritualità?

Da sempre, le questioni legate allo spirito sono state ad esclusivo appannaggio delle religioni. A questo livello, non fa differenza parlare di Cristianesimo, di Islamismo, di Induismo, Buddhismo o Taoismo. Sono tutte religioni che riconoscono l’esistenza di un Principio Creatore e che quindi dicono fondamentalmente la stessa cosa, anche se con lingue diverse, perché diverse le culture all’interno delle quali sono nate.

Di recente però anche la scienza ha cominciato ad interessarsi alle questioni dello spirito. Non parliamo chiaramente degli scienziati figli di Cartesio, di quelli che basano la conoscenza del mondo su una struttura fatta di elementi misurabili, di quelli che hanno una concezione dualistica del mondo e che tendono per questo più a separare che a unire. Parliamo invece di coloro che cercano un punto di incontro tra scienza e spiritualità, il fil rouge che lega tutto quanto, con ben chiara in mente l’idea che la scienza, con tutti i suoi limiti, non è altro che un piccolo strumento che può solo aiutare a comprendere qualcosa di più grande.

In questo quadro, la fisica quantistica è la scienza che, per chi ha la capacità di vedere, offre una risposta concreta al funzionamento di tutti quei fenomeni che non trovano fondamento nella concezione deterministica del mondo alla quale, bene o male, ciascuno di noi è stato addestrato fin dalla nascita.

La Coscienza Cosmica è energia in potenza
«Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente». Con queste parole, il fisico Max Planck (1944) anticipava il concetto di ciò che oggi è conosciuto come Campo Quantistico, il campo di energia che occupa lo spazio che ingenuamente riteniamo vuoto e che lo attraversa con le sue fluttuazioni.

Il Campo Quantistico è un mezzo continuo, un’entità che esiste in ogni punto dello spazio e che regola la creazione e l’annichilazione delle particelle. In altre parole, tutto ciò che conosciamo, tutto quanto esiste, emerge dal Campo Quantistico. Per fare un parallelo con le dottrine spirituali che ci parlano di un Dio creatore, il Campo è l’Akasha (l’etere, in lingua sanscrita), il corpo e la mente di Dio; è l’Ain Soph Aur della Cabala ebraica; è ciò che tutto contiene e dal quale tutto origina; è ciò che anticipa l’esistenza di qualsiasi cosa; è la Coscienza cosmica; è il non manifesto. Niente esiste prima di emergere dal Campo.

E allo stesso tempo, nel Campo sono contenute tutte le possibilità di manifestazione di ciò che chiamiamo realtà. Ogni singola particella emerge dal campo quantistico, per poi aggregarsi nella realtà che costruiamo istante dopo istante. Ma prima di emergere, prima di prendere forma, prima di occupare uno spazio in un determinato momento, la particella è solo un’onda di possibilità. Possibilità per la Coscienza Cosmica di manifestarsi, di prendere forma. La Coscienza Cosmica è energia in potenza, senza spazio e senza tempo. E poiché sia lo spazio che il tempo originano dalla Coscienza, la Coscienza è collegata a ogni sua manifestazione, indipendente dallo spazio e dal tempo. Ora, che il Campo Quantistico sia Dio è un’affermazione che non possiamo permetterci di fare, e alla fine è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ma qualche sospetto ci deve venire, perché tutta la serie di analogie che legano Dio al Campo sono una bella prova a sostegno.

Come, quando e perché la preghiera funziona
Dal punto di vista della fisica quantistica, pregare vuol dire comunicare col Campo e influenzarlo. Pregare vuol dire allora influenzare il Campo Quantistico per creare la realtà che desideriamo. Affinché ciò si verifichi, però, dobbiamo innanzitutto fare i conti con l’Ego, poi usare la giusta forma di comunicazione e infine mettere in conto che la nostra richiesta possa non trovare risposta. Ma andiamo per gradi.

L’Ego è il più grosso ostacolo alla preghiera. Nel Vangelo si legge: “E [Gesù] gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione», gli rispose [l’uomo posseduto], perché siamo in molti»” (Marco, 5:9). I demoni cui si fa implicitamente riferimento in questo versetto sono i demoni rossi di Seth dell’esoterismo egizio (Kolpaktchy e Piantanida, 2003), chiamati anche difetti nel Buddismo Zen, o Ego nello Gnosticismo Ermetico.

Gli Ego sono elementi negativi, entità psichiche che impediscono il risveglio della Consapevolezza, per la loro capacità di sequestrare il pensiero ed impedirgli così di contattare la Coscienza. Essi formano di fatto uno scudo che si interpone tra la nostra Mente e il nostro Sé Primordiale, la Coscienza Cosmica, il Campo Quantistico. La Coscienza può essere contattata soltanto in uno stato non ordinario di coscienza (Goswami, 2008), mettendo a tacere la Mente e tutte le strutture automatiche che la popolano, così da abbattere questo scudo.

Una volta che siamo riusciti ad abbattere lo scudo degli Ego, per esempio con la meditazione, uno dei metodi più efficaci, è possibile comunicare in modo non-locale con la Coscienza, col Campo, e inviare la nostra richiesta. Ma per funzionare, la preghiera deve comprendere un intento, ciò che desideriamo, e un’emozione positiva, come amore, riconoscenza, gratitudine.

La preghiera, se autentica, porta in sé la direzione dell’intento e la forza dell’emozione e del sentimento. Il risultato tangibile è la trasformazione della materia, la creazione di una specifica realtà. Afferma Gregg Braden: “Sono le emozioni i fattori che influiscono sulla materia di cui è fatta la realtà, è il nostro linguaggio interiore che cambia gli atomi, gli elettroni e i fotoni del mondo esterno”. E ancora: “È solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l’oggetto della focalizzazione, che una realtà possibile diventa un’esperienza reale”.

Karma e preghiera
Infine, non pensiamo che ogni nostra richiesta possa essere accolta. Non dimentichiamo che il Campo Quantistico si manifesta nella realtà che conosciamo non solo attraverso le leggi della fisica, ma anche attraverso altre leggi, una delle quali è il Karma.

Il Karma è la legge dell’equilibrio che di fatto organizza non localmente, attraverso le vite, le emergenze del Campo Quantistico, i piani della Coscienza. Nel Campo regna l’equilibrio perfetto, perché in potenza in esso tutto è contenuto. Allo stesso modo, anche nelle molteplici forme di espressione della Coscienza nella materia, la tendenza è quella di mantenere un equilibrio, per la natura ondulatoria, e quindi ciclica, della Natura.

Così, il Karma organizza non localmente le emergenze del Campo nel tempo, attraverso le incarnazioni, per far sì che venga mantenuto un equilibrio. Per questo motivo, se la richiesta che formuliamo nella nostra preghiera va in contrasto con quelli che comunemente chiamiamo debiti karmici, non riceveremo risposta.

È in quel momento che dovremo dimostrare di aver compreso che la nostra vita qui sulla Terra è solo il particolare di un disegno molto più grande di noi, ricordando e facendo nostre le parole che Gesù rivolge a Dio nel giardino del Getsemani, prima di essere crocifisso: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Giovanni, 12:27). Questa è la vera preghiera.

Tu Sei Luce!

 

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