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La Vita Vera

di “Ti degli Angeli”

“Non aver paura della morte… Fa meno male della vita!” (Jim Morrison)

In ogni cosa che finisce c’è l’inizio di qualcos’altro. La Vita palpita comunque dentro, in noi, anche quando il dolore pare squarciarci il petto e pensiamo che questa è sicuramente l’ultima volta… che il cuore non può reggere oltre… e che ci viene veramente chiesto troppo…

Non è così! La vita è, e resta, prepotente in noi… Lei è una vera forza, più grande di qualsiasi altra spinta e schiacciarla è faticoso e difficile. La morte non è in opposizione alla vita, come noi pensiamo, non c’è dualità in questo “mistero”, è in realtà la morte a essere duale alla nascita, almeno in questo nostro mondo fisico/corporeo, nella nostra modalità attuale di vivere.

Se entriamo in un campo incolto, forse capiremo meglio il senso di queste parole. Andiamo a fare un giro in un terreno abbandonato, noteremo il quadro esatto del vivere, in un miscuglio di rigogliosità, di gemme, apicali, fiori e rami morti, secchi, caduti, oppure in putrefazione.

Se ci chiniamo e andiamo a vedere nel dettaglio cosa cogliamo? Il mistero del vivere. Accanto alla morte c’è vicino, dentro, sotto, dell’altra vita che sta per nascere: piccole erbe, lombrichi, formiche che scavano il legno, insetti di varie forme e dimensioni, germogli, creaturine che si muovono freneticamente… l’aria stessa che si muove, e poi ci sono perfino le piccole gocce di pioggia e/o rugiada che la Terra e la vegetazione trattengono.

Dove c’è la nascita, dunque, c’è anche la morte. La vita include tutto questo. La vita non muore, lei è in qualche modo eterna, perché è un ciclo, il ciclo della nascita e della morte, colei che comprende, inlude tutti i cicli, che compongono ed appartengono alla vita.

L’acqua muore all’acqua e diventa evanescente, per essere nuvola e poi trasfondersi in pioggia e la pioggia si esaurisce di nuovo nell’acqua che scorre e… così è per ogni forma di Vita presente, come la nostra Anima, che appartiene alla vita, non solo dalla nascita e fino alla morte, ma per l’eternità.

Nella realtà noi, la morte la percepiamo come la fine, come la cessazione della vita… il suo antipodo. Questo modo di pensare e sentire, sembra essere veramente insito nel mondo occidentale, quasi marchiato a fuoco nelle nostre carni e menti. È la paura della morte… ci da fastidio anche solo fare riferimento ad essa, e così cerchiamo di esorcizzarla con gesti scaramantici.

Morte e disperazione sembrano per noi una coppia indissolubile, forse l’unica di fronte alla quale non abbiamo dubbi a proposito della durata del loro connubio, del loro “eterno amore” contro il genere umano e ogni forma di esistere.

Visualizziamo la morte come un momento di pura disperazione, secondo solo all’amore quando cessa di esistere e ci lacera nel profondo, e questo perché ci identifichiamo solo con il corpo, con gli oggetti e gli affetti che sono esterni a noi. Partendo da questa immagine realistica, entriamo in empatia con una parte di noi che pensa “giustamente” che attraverso la morte perderemo chi amiamo, la casa, l’auto, i parenti, il lavoro…

Ma esiste un’altra parte, quella più profonda di noi, quella che sa Tutto ed è consapevole che tutto quello che se ne andrà, non siamo noi, ma le cose esterne a noi. Nella vita diamo molto peso alle cose materiali e ci identifichiamo con queste e trascuriamo il dialogo, la conoscenza, la comprensione e la consapevolezza del valore della vita interiore… che non è l’Ego.

Per questo motivo la morte ci spaventa, perché pensiamo che rappresenti una perdita totale, l’annientamento, l’annullamento completo del noi… ed in parte è così, ma solo perché con la morte se ne va l’ego. Noi, però, non siamo solo il nostro ego, siamo molto di più, siamo quello che è stato con noi fin dal momento della nascita e che ci accompagnerà anche nella morte.

Quando nasciamo non abbiamo nessuna esperienza personale, quindi, non siamo ancora ego, eppure ci siamo, respiriamo, esistiamo e diamo il nostro contributo alla vita. Non è necessario avere “fede” o appartenere ad una religione per comprendere queste cose, basta voler fare un viaggio dentro noi stessi, per scoprire, cogliere l’esistenza dell’Anima e sperimentare il nostro collegamento intensissimo con Lei, con quella parte di noi che sopravvive e può sopravvivere in ogni circostanza, con qualunque tempo ed umore, difficoltà, ecc…

L’Anima è la dimensione trascendente che è dentro di noi, parte inscindibile, che ci rende immortali. Quando pensiamo che dobbiamo morire, dovremmo ricordarci anche che abbiamo questa dimensione invisibile, non collegata al corpo, perché pura essenza, che va oltre i nostri nomi e le nostre forme fisiche ed è destinata ad appartenere all’eternità.

Pensate ad una navicella spaziale… Ecco, lei è la navetta che rientrerà nell’orbita dell’Universo. Ricordiamoci che tutto il nostro modo di esistere, parte da una scelta iniziale: possiamo decidere se vivere in conformità agli schemi, alle regole, all’educazione, ai pregiudizi, che generano il nostro ego terreno, limitante, oppure vivere in collegamento diretto con la nostra Anima, con la parte più profonda, venuta quaggiù sulla terra per evolversi, per completare il suo compito.

A volte, sperimentare la morte in anticipo, sto parlando delle NDE, ci permette di fare l’esperienza forte di come ci si sente senza il corpo e di scoprire, quindi, che non è poi la fine del mondo, ma al contrario è l’entrare in uno stato di beatitudine e benessere tali, da rappresentare solo l’inizio di qualche cosa di diverso, che non possiamo nemmeno immaginare, se persistiamo nel rimanere ancorati alla nostra realtà.

Se ci dimentichiamo della nostra Vera natura ed essenza, ci perdiamo e non sappiamo più chi siamo veramente, per cui affronteremo l’esperienza del passaggio, della morte, con paura, con dolore, con ansia, con rabbia, perché penseremo di essere giunti alla fine di tutto.

Vivere con questa paura significa non vivere mai, significa essere a disagio per tutta la durata della nostra esistenza terrena, perché la morte prima o poi si avvicinerà a noi o attraverso la scomparsa di qualche persona cara, o anche attraverso esperienze paragonabili a lei, vale a dire le perdite legate ai tradimenti, alle separazioni, ai divorzi, ai fallimenti sentimentali ed economici…

Dobbiamo morire, di questo dobbiamo saperne prendere atto, avendo la consapevolezza che il nostro ego è destinato a scomparire, ad andarsene, così come tutte le forme a cui lo abbiamo associato, come le relazioni sociali con cui ci siamo identificati; quindi dobbiamo essere pronti ad affrontare la morte, la quale rappresenta la modalità per questo passaggio, e saperlo e decidere di farlo con estrema leggerezza, con la giusta serenità.

Se superiamo questo step, riusciamo finalmente ad essere tranquilli, perché ciò ci restituisce la pace di vivere, di saper stare nel qui ed ora, senza perderci nulla, tanto che, pur sapendo che ogni attimo potrebbe essere quello buono per salpare oltre questa vita terrena, verso altri porti, attraversiamo lo stesso le nostre giornate senza lasciare niente in sospeso, con estrema serenità, concludendo ogni giorno con una profonda pace.

Imparare a morire, a lasciare andare le cose, sapere che tutto ha e può avere una fine, ci aiuta quindi anche nella vita pratica quotidiana. Anche ogni nostra sconfitta, piccola o grande che sia, può essere vista come una piccola morte, come la conclusione di un ciclo, all’interno del ciclo della nostra vita.

Pensare in questi termini, può spingere qualcuno a credere che questo cammino sia lento, penoso, faticoso; qualcuno potrebbe essere spinto a credere che noi sentiamo la perdita, il disorientamento dentro di noi, mentre non è così, ma esattamente il contrario, perché chi parte dall’Anima, affronta ogni perdita, piccola o grande non importa, con la consapevolezza che è necessario accedere alla nostra parte più profonda per poter rinascere.

Dentro la nostra Anima è nascosta la forza della vita, lì c’è la pura essenza che non ha bisogno di identificarsi con la materia e le emozioni, lì c’è la possibilità di rinascere, di ricominciare in ogni momento dall’inizio, per attingere al nostro potere di autoguarigione, che è in collegamento con tutto l’Universo ed è indispensabile nella nostra vita.

Quando la morte ci fa visita e si appresta a prendersi una persona che amiamo, non ci dobbiamo sentire arrabbiati, delusi o impotenti: lei non è l’anormalità, l’eccezione, come ci fanno credere da tantissimo tempo, ma è la cosa più naturale che possa capitarci, proprio come la nascita.

Dovremmo crescere quindi in questa direzione, ed insegnarlo ai nostri figli, o meglio educarli ad accogliere la morte, conservando quella consapevolezza animica che lentamente noi gli distruggiamo, sostituendola con il terrore, la paura ed il rancore.

Nella nuova serenità possiamo così riuscire insieme, grandi e piccoli, ad essere vicini alle persone che muoiono con naturalezza, accettando che esse si disgiungano nel corpo da noi, affinché il loro ciclo sia completato. Lasciando da parte il dolore, sapremo accompagnare, con calma e serenità, chi si sta apprestando al grande viaggio, in modo che la Luce li avvolga.

Le Anime, allora, la nostra e quella del morente, sapranno abbracciarsi, certe che quell’esperienza non è la fine di tutto, ma solo l’inizio…

Articolo di “Ti degli Angeli”

Fonte: http://www.sottounarcobalenodiluce.com/9095-2/

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