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Perché dovresti essere un Uomo di Parola?

 

Perché dovresti essere un Uomo di Parola?

Quello che tutti dovrebbero sapere sull’essere un “Uomo di Parola”

Un amico, dopo aver visto il mio video sul valore delle parole, mi ha chiesto se, secondo me, ha ancora realmente senso essere un “Uomo di Parola”.

Vediamo assieme quali sono le implicazioni di essere “Uomo di Parola”.
Vediamo, anche, perché in ogni aspetto lo andiamo a considerare, questo sia sempre e comunque un punto fondamentale per avere una vita vera e non il surrogato, che ci sta presentando la società odierna.

Punto primo, per esser “Uomo di Parola”, devo prima essere un Uomo.
No, non vuol dire che una donna non lo può essere!
Provo a ripartire: per essere un “Uomo di parola” devo prima essere un Uomo, inteso come Essere Umano.
Ancora una volta… No! Non basta essere nati Homo Sapiens per diventare un Essere Umano; o meglio, all’origine era sufficiente, ma ora non più.
Ora, da un naturalista attento, al massimo verremo definiti Homo tecnologicus, Homo distractus, Homo virtualis ecc.

Per poter dire “Sono un Essere Umano”, devo prima di tutto Essere e poi aggiungerci anche l’Umanità.
Questo termine se usato come aggettivo, ne troverete il significato in qualsiasi dizionario: superiorità intellettuale e morale che è, o dovrebbe essere, o è ritenuta propria dell’uomo, che si manifesta con la benignità, la comprensione, la solidarietà.

Penso che una specie che sta distruggendo se stessa ed il pianeta su cui vive, dia bene l’idea del punto in cui siamo.
Abbiamo perso la capacità di Essere, poiché siamo sempre distratti da mille canti di sirene virtuali, corriamo dietro ad aurore boreali al neon, lottiamo come moderni Don Quijote contro nemici invisibili o peggio creati ad arte, ed in questo modo abbiamo rinunciato alla nostra umanità.

Cosa c’entra “Essere di Parola” con tutto questo?

Per cominciare, la prima difficoltà che incontreremo se vogliamo Essere di Parola, sarà rispettare ogni nostra dichiarazione.
Quindi, per rispettare quello che diciamo, ci costringeremo pian piano a stare attenti a quello che esce dalla nostra bocca. Ovvero, diventeremo consapevoli che parole superficiali, o dette in un impeto emotivo, ci costringono poi a compiere delle azioni che ci possono costare molto.
Ecco che il semplice rispettare la parola data, anche senza disturbare valori essenziali come l’onore, ci porta verso l’Essere, cioè verso quel vivere il presente, che è la chiave della nostra presenza su questo pianeta.

Il secondo modo di intendere un “Uomo di Parola”, lo raggiungiamo dopo aver riconquistato la nostra Umanità e la nostra Dignità, avendo rispettato il passaggio analizzato precedentemente.
In tutte le scuole esoteriche, il potere della parola viene considerato uno dei massimi livelli ai quali un Magister può arrivare.
Conoscere il nome di una cosa, vuol dire possederla.
Dare il nome ad una cosa vuol dire renderla reale sul nostro piano di vita.
Capite, quindi, l’importanza di un Uomo che usa le parole in maniera saggia? Con le parole creiamo, volenti o nolenti, il nostro futuro, ma quanti lo fanno in maniera cosciente?

Attraverso l’uso della parola trasformiamo costantemente il mondo che ci circonda, e lo facciamo in due modi: programmando il nostro subconscio e portando l’attenzione di chi ci circonda su aspetti, più o meno essenziali, per il nostro futuro.

Mi spiego meglio.

Se uno degli argomenti principali di cui parlo sono i programmi televisivi, il mio subconscio si rassegnerà a trovare sempre le scorciatoie migliori, affinché io possa starmene seduto in divano davanti alla TV.
Se quello che dico poi è una costante critica alle vite che mi scorrono davanti agli occhi, ponendomi a giudice e pronunziando sentenze, il mio subconscio registra che solo quello che penso io è la verità, e in risposta comincerà a rendermi sempre più insopportabile ogni cosa non sia vicina a quello che io ritengo corretto.

In questo modo invece di usare la parola per crearmi un futuro in costante evoluzione, rimarrò rinchiuso nel mio tribunale da salotto, borbottando e vedendomi passare davanti una vita che non esiste, totalmente inconsapevole che la vita vera è tutt’altro. Con molta probabilità, per giunta, lo farò da solo, lontano da tutti coloro che, potenzialmente amici, si sono stancati delle mie costanti critiche.

Il terzo spunto che voglio darvi sull’essere Uomini di Parola, è legato al fatto che le Parole, quelle importanti, quelle che avete pronunciato legate al vostro Essere ed alla vostra Umanità, con molta probabilità vi sopravviveranno. Tutti noi abbiamo in testa qualche frase pronunciata dai nostri vecchi, o da qualche personaggio che ha segnato le nostre vite in maniera profonda. Certamente, lo avrà fatto con il suo esempio, ma in concreto quelle che vi spronano e che si infilano dentro alla vostra testa, sono le sue parole.

Come esempio ve ne propongo alcune che hanno segnato la mia vita.

Osho: La vita in se stessa è una tela vuota; diventa ciò che tu dipingi su di essa. Puoi dipingere infelicità, puoi dipingere estasi. Questa è la tua gloria.

Martin Luther King: “I have a dream” (Ho un sogno)

John Lennon: Un sogno che fai da solo, rimane solo un sogno. Un sogno fatto insieme agli altri, diventa realtà.

Bob Marley: Alcune persone sentono la pioggia. Altri semplicemente si bagnano.

Maestro yoda: Fare o non fare… non esiste provare.

Paracelso: Nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa il veleno.

Osho: In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade…

Potrei andare avanti ore a scrivere le frasi che mi hanno colpito, ma voglio concludere con quella che forse mi ha colpito di più. Ve la riporto così come l’ho sentita da bambino, e a pronunciarla fu mio nonno, una delle persone che probabilmente mi ha colpito di più, con il suo eterno sorriso e un modo di passare sopra le difficoltà della vita, che a tutt’oggi non ho mai più incontrato.
Nel vortice dei miei racconti di bambino, quando le parole sgorgavano prepotenti dalla mia vocina immatura, la sua indicazione era sempre la stessa: “ Bocia, prima de parlare… TASI” (per i non veneti: “Bimbo, prima di parlare… taci”.)

Quanto utile mi sono state queste parole, ogni volta che, anche oggi, mi trovo di fronte a qualcuno, la prima cosa che faccio è ascoltare mio nonno: sto zitto e ascolto, in modo che quando e se dovessi aprire bocca, le mie parole saranno la rappresentazione sonora di ciò che sono, e l’indicazione del sogno al quale appartengo.

Quanta gente conoscete che ha sempre la bocca in movimento, non sta mai zitta, ma in effetti non dice mai niente?
O peggio, si incasina la vita perché non sa stare zitta?

E voi?

Quante volte avreste voluto non aver pronunciato quella frase, rendendovi conto, solo dopo, che frase detta non si può cancellare?

Riprendiamoci la nostra dignità mantenendo la parola data, diventiamo consapevoli di ciò che stiamo per dire, prima che esca dalle nostre bocche.
Creiamo un mondo diverso, attraverso le parole che rimarranno dopo di noi, solo in questo modo saremo sicuri di aver Vissuto.

Sani!
Bodach​

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