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Quattro Nobili Verità ed Ottuplice Sentiero

Nella tradizione buddista, il Buddha Gautama non viene considerato un dio, e proprio per questo motivo il buddhismo non può essere considerato come una religione in senso stretto, ma più come una filosofia di vita. Buddha era solo un uomo che ha percorso un sentiero di perfezionamento, fino a raggiungere l’Illuminazione, la Saggezza Superiore.

Ha aperto una strada che anche altri possono percorrere. Per questo, spesso il buddhismo viene considerato una sorta di super-etica, nel senso di una serie di semplici principi cui ispirare il proprio agire nel mondo, i quali sono in grado di abbracciare anche tutte le altre etiche e tutte le religioni.

Questo concetto è ben sintetizzato dal Dalai Lama, che dice: “La mia Religione è molto semplice: la mia Religione è l’Amore”. Nella Tradizione Buddhista questi principi sono sintetizzati nelle “Quattro Nobili Verità” e nell’ “Ottuplice Sentiero”.

Quattro Nobili Verità

Le Quattro Nobili verità rappresentano il cuore dell’insegnamento del Buddha, per liberare l’umanità dalla sofferenza.

– La vita è sofferenza. Poiché l’uomo non è perfetto, e neppure il mondo in cui vive lo è, la sofferenza è inevitabile. Fisicamente, sperimentiamo il dolore, la malattia, la stanchezza, la vecchiaia ed infine la morte. Psicologicamente, dobbiamo fare i conti con paure, insicurezze, rabbia, frustrazione, tristezza. Ciò fa parte del nostro processo di crescita. Certo, sperimentiamo anche emozioni positive e intensi momenti di felicità, tuttavia, poiché la nostra realtà è impermanente, si tratta di momenti passeggeri che non sono in grado di eliminare definitivamente la sofferenza, o il senso di mancanza dalla nostra vita.

– L’origine della sofferenza è l’attaccamento. L’origine della sofferenza pertanto è l’attaccamento a momenti che per loro natura sono transitori. Anche la frustrazione per la mancanza di qualcosa è frutto dell’attaccamento, l’attaccamento a un desiderio o a un’aspettativa. L’attaccamento infatti non si riferisce solo ad oggetti fisici, ma anche a idee, pensieri, ed in senso lato, a tutto ciò che può essere in qualche modo oggetto della nostra percezione.

– L’eliminazione della sofferenza è possibile. La buona notizia è che uscire da questo stato di sofferenza è possibile: attraverso il “Nirodha”. Nirodha significa evitare desideri smodati (in particolare in campo sessuale) o pensieri ossessivi. La Terza Nobile Verità insegna, quindi, il “Distacco”: se viene rimossa la causa della sofferenza, anche la sofferenza che ne deriva sarà eliminata.

Il perseguimento del Distacco è un processo lungo, che avviene a molti livelli, e che alla fine conduce al “Nirvana”. Il Nirvana è proprio questo: l’abbandono di ogni preoccupazione, complicazione, aspettativa o condizionamento mentale. È uno stato dell’essere difficilmente comprensibile per chi non lo abbia sperimentato, almeno per un breve istante.

– Esiste un sentiero da percorrere per eliminare la sofferenza. Esiste una pratica, un insieme di semplici precetti, utili per guidare il discepolo verso il Nirvana. Si tratta dell’Ottuplice Sentiero, che si colloca a metà tra l’eccessiva auto-indulgenza (l’edonismo, la ricerca esclusiva del piacere) e l’eccessiva auto-mortificazione (ascetismo).

Riuscire a raggiungere il Nirvana richiede molte vite: l’ottenimento del Distacco porterà alla conclusione del ciclo di reincarnazioni, utili all’uomo per il suo progresso spirituale, ciascuna delle quali sarà sottoposta alla legge del Karma, finché poco a poco, con il proseguire sul Sentiero, il desiderio e la disillusione scompariranno gradualmente.

Ottuplice Sentiero

Questi precetti sono molto semplici, ed universali. E profondamente “trasformativi”.

– Corretta Percezione. E’ l’inizio ed insieme la fine del percorso Spirituale. Significa semplicemente vedere e comprendere le cose per ciò che esse realmente sono, al di là di ciò che appaiono nella realtà impermanente, ove siamo sottoposti a condizionamenti emotivi, mentali o culturali. Significa anche comprendere la “legge del Karma”.

– Corretta Intenzione. Laddove la corretta percezione fa riferimento all’aspetto cognitivo, la Corretta Intenzione rimanda a un aspetto di Volontà. Corretta Intenzione vuol dire impegnarsi a tirar fuori, in ogni situazione, la parte migliore di noi stessi (per esempio, non soccombere all’odio o alla rabbia, o impegnarsi a non ferire gli altri).

– Corretta Parola. E’ facile: non mentire, non offendere, non diffamare. Più difficile, ma non meno importante, astenersi dal dire solo le mezze verità, quelle che ci fanno più comodo, con intenzione maliziosa e non pura. In sintesi, dire la verità, con calore e gentilezza, senza seconde intenzioni e solo quando è necessario.

– Corretta Azione. Non ferire ed astenersi dal privare altri esseri della vita (questo è uno degli insegnamenti su cui si basa il precetto di una dieta vegetariana, se possibile), non rubare, astenersi da condotte sessuali smodate ed eccessive. Agire con gentilezza e compassione.

– Corretti Mezzi di Sostentamento. I propri mezzi di sostentamento non dovrebbero derivare da attività legate alla sofferenza di altri esseri viventi, come il commercio di armi, di droga ed alcool; andrebbe anche evitato di lavorare nei macelli che rendono l’uomo un ingranaggio in un meccanismo di produzione di grande sofferenza.

– Corretto Impegno. E’ la costanza nello sforzo di migliorarsi: anche questo è un importante aspetto di Volontà. Coinvolge un’energia di tipo mentale, che è poi la stessa che utilizziamo quando desideriamo qualcosa o invidiamo qualcuno con intensità, e che può invece essere incanalata in auto-disciplina, onestà e gentilezza.

– Corretta Consapevolezza. Essere presenti nell’istante e percepire le cose per come sono. È consapevolezza e dominio dei propri pensieri. È consapevolezza del proprio corpo, delle proprie emozioni, dei propri stati mentali ed infine dei fenomeni esterni per come essi sono.

– Corretta Concentrazione. Capacità di focalizzare le proprie facoltà mentali su un particolare oggetto. Nella tradizione buddista la Concentrazione si ottiene attraverso la pratica costante della Meditazione. Questa disciplina di non-dispersione, aiuterà il discepolo ad aumentare gradualmente i propri livelli di concentrazione, anche in tutte le altre attività della vita quotidiana.

I primi due punti – Corretta Percezione ed Intenzione – rappresentano due forme di Saggezza. La Corretta Parola, Azione, e Mezzi di sostentamento, fanno riferimento ad una serie di comportamenti concreti, e possono pertanto ricadere nell’Etica: non vanno però per questo sottovalutati. Infatti la Purificazione può essere raggiunta solo e soltanto attraverso l’impegno verso una condotta etica. Corretto Impegno, Consapevolezza e Concentrazione sono riferiti invece a uno sviluppo di tipo più Mentale.

Fonte: http://www.energiatrasformativa.it/nobili-verita-ed-ottuplice-sentiero/

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