Consapevolezza, Centratura, Presenza, cosa sono

Consapevolezza, Centratura, Presenza, cosa sono, perché sono importanti?


Consapevolezza, Centratura e Presenza sono 3 modalità per esprimere differenti livelli di capacità di essere coscienti di sé.
La struttura psicologica deputata a questa funzione è quella dell’ Io.

P.G. Nocella scrive, “L’io è spesso confuso con la personalità cosciente, ma in realtà è diverso da questa”. Nella Psicosintesi, infatti, “i mutevoli contenuti della coscienza, come i pensieri, le sensazioni, le emozioni, le immagini, i desideri e le intuizioni sono distinti dall’ io autocosciente che li contiene, li percepisce, li osserva”.

Paragrafi dell'articolo

Esperienza 1

Prima di proseguire nella lettura prenditi un minuto e segui queste semplici istruzioni:

  • metti un dito su qualcosa vicino a te, un foglio, un oggetto e senti cosa percepisci sfregando, toccando quella superficie; cosa stai percependo con il tatto? La sensazione di qualcosa di liscio o di ruvido? Qualcosa di freddo o caldo? Che sensazione stai provando? Rimani ancora un attimo con la tua percezione…
    adesso fai un respiro più profondo e sposta la tua attenzione dal dito (che manterrai ancora in contatto con la superficie scelta) al resto del tuo essere qui in questo momento mentre osservi tutto ciò …Ora sei il dito, le sensazioni che percepisci, ma sei anche chi osserva….senti la differenza?

Osservare per comprendere

In questo esercizio molto semplice (ricevuto da Marina Blandino durante un seminario sull’Io) possiamo dire che la consapevolezza è rendersi conto che stai strofinando l’indice sul foglio, è sentire com’è il foglio con il senso del tatto (se utilizzassi l’odorato sarebbe un’altra cosa e cambierebbe anche se utilizzassi il senso del gusto, bleah!).

Quindi essere consapevoli è conoscere, anche mentre guido e penso ad altro io sono consapevole che sto guidando, anche se il guidare in senso concreto lo faccio automaticamente.

Quando però divento consapevole di essere consapevole c’è una meta-consapevolezza, come quando nell’ esercizio di prima ti ho fatto notare che c’era l’essere consapevole dell’effetto dito sul foglio, e poi qualcos’altro in te che osservava quel che stava accadendo.

Avremmo potuto allargare la consapevolezza (consapevolezza panoramica) anche a ciò che accadeva attorno e quindi nell’ambiente circostante, pur mantenendo nel campo della consapevolezza anche il dito che sentiva.

Se vuoi riprovarlo con questa variante ti aspetto e ci ritroviamo fra qualche minuto, altrimenti continua a leggere.

Cos’è la Presenza

Se fossimo in grado di vivere sempre nel flusso di coscienza del presente allora si direbbe che siamo Presenti, ossia che percepiamo la nostra esistenza qui e ora, profondamente e consapevolmente, unendo i livelli di consapevolezza descritti prima.

Questo prestare attenzione momento per momento in Occidente ha preso il nome di Mindfulness.

In Oriente ha nomi differenti come le diverse discipline che nella loro pratica includono la presenza mentale come:
Meditazione, Yoga, Arti varie come ti raccontavo nei post dedicati all’ argomento “meditazione”.

Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI) sappiamo ormai che sono tutte pratiche valide nel miglioramento dello sviluppo non solo della stessa consapevolezza, ma anche della concentrazione, della chiarezza mentale e della salute in generale.

Chi sono io?

Con la citazione della Novelli abbiamo scoperto che l’ io cosciente non è quello che si identifica con i mutamenti della coscienza, ma un riflesso di una coscienza più ampia che include l’io stesso, e questo è il cosiddetto Sé.

Come dice Piero Ferrucciè quella parte di noi che è sempre sana e che corrisponde alla nostra vera identità e che rimane sempre uguale a se stessa…nel centro siamo padroni di noi stessi, siamo a casa anziché essere schiavi esiliati in una terra lontana; siamo vigili, invece di essere preda di sogni angoscianti; siamo noi stessi invece di essere altro da noi. Il centro è il nostro Io”.

Quel senso di identità che ci permette di dire Io a 2 anni, a 30 o a 70 e che ha quindi una qualità di continuità.

Inconscio e centratura

In molti siamo a conoscenza che siamo consapevoli della realtà solo per il 10% del suo totale, perché il restante 90-92% è completamente immerso nell’ inconscio e quindi nel mondo del non-visibile.

 

Uovo di Assagioli

Diagramma di Assagioli

 

Quando si parla di Centratura si vuole indicare la capacità di essere un Sé più ampio, poiché consapevole delle identificazioni del piccolo sé (io) con i contenuti parziali (emozioni, pensieri, credenze ecc).
Quando siamo s-centrati :dimentichiamo noi stessi, viviamo ai margini del nostro essere e in balia dei nostri fantasmi”.

Essere Consapevoli, essere Centrati, essere in Presenza sono tutti termini che indicano il raggiungimento (a vari livelli) della capacità di connessione tra i nostri stati di coscienza e l’IO e di quest’ultimo all’ ambiente circostante.

Potremo così “tornare a casa”, una casa imperturbabile, sicura, sostenente, ampia, luminosa e ricca.

Più riconosceremo che siamo sia questo sia quello (il dito, le sensazioni e l’Osservatore) più integreremo il mondo interno ed “esterno”, incluse le nostre relazioni con persone, oggetti, animali, piante.

 

Perché ritrovare L’Io sovrano, il Centro?

Allenandoci a mantenere un’osservazione curiosa, aperta e soprattutto non giudicante rispetto se stessi, non solo aumentiamo la conoscenza e la consapevolezza, ma riduciamo l’apparente distanza tra noi e il resto del mondo.

Le relazioni, la conoscenza di se stessi, la sicurezza e l’autostima, sono tutti aspetti che dipendono direttamente dalla capacità dell’ Io di essere consapevole dei suoi meccanismi di difesa, dei suoi automatismi e di ciò che lo intrappola e limita la realizzazione.

Lo strumento per coltivare questa consapevolezza lo sceglierai tu, potrai trovare qualche spunto qui, ma a tal proposito ti racconto una storia:

IL TEMPO NON E’ POI COSI’ IMPORTANTE
Un maestro zen radunò i suoi discepoli e disse loro:
“Chi si sforza, può raggiungere l’illuminazione in sette giorni.
Se non vi riesce, di sicuro la raggiungerà in sette mesi, o in sette anni.”
Entusiasmato, un giovane domandò come poteva riuscire a raggiungere la saggezza in soli sette giorni.
“Concentrazione”, fu la risposta che ottenne.
Il giovane cominciò a praticarla, ma dopo dieci minuti si era già distratto.
Ricominciò, ma di nuovo perse la concentrazione.
Dopo una settimana non aveva ottenuto niente di concreto ma stava più attento alla propria ansia e alle proprie fantasie.
A poco a poco cominciò ad abituarsi all’ idea che il tempo non è poi così importante sul cammino spirituale.
Un bel giorno il ragazzo decise che non era necessario arrivare rapidamente alla meta, dato che il cammino gli stava insegnando molte cose.
E fu proprio in quel momento che divenne illuminato.

Se in questo periodo non stai praticando qualcosa in particolare, ti consiglio caldamente l’esercizio di disidentificazione e auto-identificazione di Roberto Assagioli, una meditazione che mi accompagna ancora nei momenti di s-centramento con ottimi effetti!

 

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