Dalla superficie al Centro.

Dalla superficie al Centro.

“La vita non è facile. Una vita vissuta nell’inconsapevolezza come potrebbe essere facile?
Sei tu stesso che ti crei i tuoi problemi, scavi tu stesso delle fosse nelle quali cadrai,
tu stesso erigi le mura che ti imprigioneranno.
Tu sei il peggior nemico di te stesso!”  Osho

Gautama il Buddha ha detto: “Esiste il piacere ed esiste la beatitudine. Abbandona il primo per possedere la seconda.”

Medita su questa affermazione il più profondamente possibile, perché contiene una delle verità più fondamentali.

Sarà bene comprendere queste quattro parole, contemplale in profondità: la prima è piacere; la seconda è felicità; la terza è gioia; la quarta è beatitudine.

Il Piacere:

Il piacere è fisico, è fisiologico. Nella vita il piacere è l’aspetto più superficiale, un semplice solleticamento. Può essere sessuale, può appartenere ad altri sensi, può tradursi in ossessione per il cibo, ma è sicuramente radicato nel corpo.

Il tuo corpo è la tua periferia, la tua circonferenza, non è il tuo centro: vivere nella circonferenza significa vivere in balia di tutte le situazioni che si sviluppano intorno a te. L’uomo che cerca il piacere rimane in balia del casuale.

Se stai cercando denaro e potere, dipenderai dal denaro e dal potere; l’essere umano che continua ad accumulare denaro, se il suo piacere è avere più denaro, diventerà sempre più miserabile. Più possiede, più vorrà possedere, e più ne ha, più avrà paura di perderlo. Ci sono mille cose dalle quali dipende il tuo denaro: non ti rende padrone, fa di te uno schiavo.

Il piacere è periferico, di conseguenza è costretto a dipendere dalle circostanze esterne. Proprio come le foglie crescono sull’albero, nella mente crescono desideri e speranze. Volevi una casa nuova e ora la possiedi… dov’è andato il piacere? È esistito solo per un momento, il tempo di realizzare il sogno. Una volta raggiunta la meta, la tua mente ha perso interesse; ha iniziato a tessere una nuova trama di desideri. Ha già iniziato a pensare ad altre case, più grandi.

Il piacere ti relega in uno stato nevrotico – irrequieto, sempre in agitazione: così tanti desideri e ogni desiderio è insaziabile. Rimani vittima di questa folla di desideri che continuano a trascinarti in direzioni opposte. Cercherai soddisfazione nella realizzazioni di questi desideri, ma sarà sempre una rincorsa vana. Una vita che avrebbe potuto essere una celebrazione diventa una lunga, estenuante e inutile battaglia nel tentativo di soddisfare tutti i tuoi desideri.

Quando sei così preso dalla ricerca del piacere, non puoi amare; infatti la persona che cerca il piacere usa l’altro come mezzo per arrivarci. Usare l’altro come un mezzo è uno degli atti più immorali possibili, perché ogni essere è un fine in se stesso, non puoi usare l’altro come un mezzo; ma se sei alla ricerca del piacere dovrai farlo. Diventerai astuto, perché è davvero una lotta: se non sei furbo, sarai ingannato. Dovrai stare sempre sul chi va là! E questo significa che sarai sempre teso, ansioso, preoccupato: tutti sono contro di te e tu sei contro tutti gli altri.

Pertanto il piacere non è e non può essere la meta della vita.

La Felicità:

La seconda parola da capire è la felicità. La felicità è psicologica, il piacere è fisiologico. La Felicità è un pochino meglio, un pò più raffinata, leggermente superiore, ma non così diversa dal piacere. Il piacere è un po’ primitivo, animale; la felicità è un po’ più acculturata, un po’ più umana – ma è lo stesso gioco, ripetuto nel mondo della mente.

Non sei più interessato a sensazioni fisiologiche, sei molto più interessato a sensazioni psicologiche; ma in fondo non sono cose molto diverse, ecco perchè il Buddha ha usato solo due di quelle quattro parole.

La Gioia:

La terza parola è la gioia; la gioia è spirituale. È diversa, totalmente diversa dal piacere o dalla felicità. Non ha nulla a che fare con l’esterno, nulla a che fare con l’altro, è qualcosa di interiore. La gioia non dipende dalle circostanze, è tua. Non è una soddisfazione prodotta da qualcosa: è uno stato di pace, di silenzio, uno stato meditativo. È spirituale.

La Beatitudine:

Ma il Buddha non ha parlato neppure della gioia, perché c’è ancora un’altra cosa che va al di là della gioia. Lui la chiama beatitudine. La beatitudine è totale. Non è né fisiologica, né psicologica, né spirituale; non conosce divisione, è indivisibile. È totale, in un senso, e trascendentale nell’altro.

Il Buddha parla soltanto di due parole. La prima è il piacere, che include la felicità. La seconda è la beatitudine, che include la gioia. Beatitudine significa che hai raggiunto il punto più profondo del tuo essere. Appartiene alla profondità abissale del tuo essere, dove neppure l’ego esiste più, dove prevale solo il silenzio: tu sei scomparso. Nella gioia tu esisti ancora un po’, nella beatitudine tu non ci sei più – l’ego si è dissolto, è uno stato di non essere.

Il Buddha lo chiama “nirvana”: nirvana significa che tu hai smesso di esistere; sei solo un vuoto infinito, simile al cielo. E nel momento in cui sei quell’infinito, diventi ricolmo di stelle, e inizia una vita totalmente nuova. Sei rinato.

Il piacere è momentaneo, esiste nel tempo – dura per un tempo limitato; la beatitudine è non temporale, è fuori dal tempo. Il piacere inizia e termina, la beatitudine permane in eterno, è per sempre. Il piacere va e viene, la beatitudine non va e non viene mai – è già lì, nel punto più profondo del tuo essere. Il piacere deve essere carpito all’altro: tu diventi o un mendicante o un ladro. La beatitudine ti rende padrone.

La beatitudine non è qualcosa che inventi, ma che scopri. La beatitudine è la tua natura più profonda. È lì dall’inizio: tu non l’hai mai notata, l’hai data per scontata – tu non ti guardi mai dentro.

Questa è l’unica miseria dell’essere umano: continua a guardare all’esterno – cercando e indagando. Non puoi trovarla all’esterno, perché non é lì.

La beatitudine è il punto più profondo del tuo essere.

Il piacere lo devi mendicare dagli altri, e naturalmente diventi dipendente. La beatitudine ti rende il padrone. La beatitudine non è qualcosa che accade, è già presente.

Smetti di guardare all’esterno: guarda dentro di te, volgiti all’interno. Inizia a ricercare e a indagare nella tua interiorità, nella tua soggettività. La beatitudine non è un oggetto che si debba trovare altrove, è la tua consapevolezza.

Osho

Fonte: www.vivizen.com

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