Esperienze Trasformative e Responsabilità

Esperienze Trasformative e Responsabilità

di Mariabianca Carelli

La Nuova Era, di cui stiamo vivendo gli albori, è un’epoca di sempre più alte possibilità e responsabilità prima di tutto personali; il futuro avanzamento del genere umano non è possibile se non è garantito il progresso di “ogni” individuo.

Stimolato da una varietà di potenziali catalizzatori, questo mutamento individuale comincia spesso con l’intravedere un momento di epifania che guida a un’ulteriore esplorazione. Altri livelli sulla via trasformativa si raggiungono nel tempo attraverso studio meditativo, pratica di consapevolezza quotidiana e partecipazione a qualche forma di gruppo o di comunità “evolutiva”; il mutuo rinforzarsi aiuta ad integrare le realizzazioni nella vita quotidiana.

Cambiamenti significativi e durevoli in attitudini, priorità, motivazioni e comportamenti avvengono attraverso un movimento dialettico tra due modalità apparentemente opposte, ma in realtà complementari:

l’intenzione cosciente e l’auto osservazione volontaria mirate al risveglio del Sé;
l’abbandono ad un processo “naturale” di crescita interiore, che fida nelle energie evolutive dell’Universo.

L’aspirante sul Sentiero lavora su di sé, nella costante tensione al perfezionamento, a contatto con le occasioni che la vita gli propone; egli sa che, come insegna la Saggezza antica:

Aspirazioni e desideri diventano qualità.
Pensieri ripetuti diventano tendenze.
Volontà d’azione diventa azioni.
Esperienze diventano saggezza.
Esperienze dolorose diventano coscienza.

Le tradizioni spirituali presentano una rilevante similarità nelle descrizioni di esperienze, stati d’animo e situazioni interiori in cui gli aspiranti che iniziano a “calcare il Sentiero” si imbattono, quando intenzionalmente investigano sulla propria esperienza e cercano di conoscere la propria vera natura. Molti descrivono un’esperienza di un muoversi della coscienza dal “me” al “noi”, fino a vivere uno stato sempre più gioioso di interconnessione essenziale, di accettazione illimitata e di sacralità immanente in tutte le cose; tale più ampio sentire, prima raro ed episodico, diventa poi sempre più frequente, intenso e “veritiero”.

Queste sempre maggiori “inclusività” ed apertura di coscienza si esprimono naturalmente nell’inclinazione verso virtù come l’amore, il perdono e la compassione. “Marta” e “Maria”, vita attiva e vita contemplativa, raggiungono una naturale e armoniosa sintesi nell’esistenza di chi, avendo scoperto il Sentiero, ricerca la sua vera natura e il Senso più profondo del suo essere al mondo.

L’aspirante sincero fa ordine dentro sé stesso, osserva i propri pensieri per purificarli, poiché sa che è con “il dentro” che si forma, o si muta, “il fuori”: Se lasciate entrare in voi qualunque corrente senza un controllo, queste finiranno per sgominarvi. Per diventare il loro padrone, dovete anzitutto prendere in mano la situazione, vale a dire essere coscienti dei pensieri e dei sentimenti che vi attraversano. Ecco la più grande qualità di un discepolo: egli è sempre cosciente, conosce in qualsiasi momento la natura delle correnti che penetrano in lui; e non appena sente un pensiero o un sentimento negativo, subito lo ferma e si sforza di sostituirlo o di trasformarlo. (O. M. Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

Egli è ora più vigile e capace di accogliere il sublime e l’infimo. Vivendo più pienamente nel presente, diventa più predisposto al Servizio e disponibile a sostenere cause che vanno oltre il proprio benessere e beneficio personale; inizia realmente a far convergere vita quotidiana e pratica spirituale.

Scopre che le trasformazioni profonde sono frequentemente innescate da intensa sofferenza o crisi e richiedono spesso qualche genere di sacrificio: una credenza preziosa, un’abitudine confortevole, relazioni sicure…Una visione della morte, un abbandono subito da persone amate, una difficoltà mentale o emozionale, una malattia debilitante ci rendono talvolta più vulnerabili e aperti, frantumando antiche difese, che possono avere richiesto una vita per strutturarsi.

Ma non tutta la trasformazione è innescata da dolore e sofferenza; il ricercatore-aspirante esperisce che l’attenzione a esperienze di incanto, bellezza e meraviglia può creare profondi cambiamenti sulla Via. Tali esperienze, spesso intense e improvvise, di una qualità “più sottile” di quelle fino ad allora vissute, possono assumere la forma di epifanie, sogni ispirativi, esperienze psichiche, o di incontri “trasformativi”. È preferibile non tentare di ricreare momenti di picco o “esperienze di vetta” (peak experiences) ma piuttosto lavorare per favorire la sedimentazione di tali esperienze, integrandole e rendendole semi e potenzialità sempre presenti per ri-motivarsi e ri-organizzare la coerenza tra l’essere e il fare.

Una metafora familiare per la trasformazione è quella del Giardino: i semi vengono piantati, e fioriscono con luce, acqua e nutrizione adeguati. Come i giardinieri, possiamo procurare le condizioni ideali per un processo naturale di crescita interiore e di con-versione. Alcuni “fertilizzanti” consistono nelle qualità evolutive che già possediamo, e che possiamo decidere di incrementare dentro noi stessi; altri consistono nell’intenzione e nella volontà che possiamo usare riguardo alle scelte su chi e come vogliamo essere. Una chiara intenzione rivolta all’esperienza di trasformazione, è decidere di imparare e di lavorare con qualunque cosa emerga nel nostro quotidiano.

Un’altra qualità che facilita il processo trasformativo è la capacità di accogliere gli “sgradevoli compagni” dei Pellegrini ai primi passi sul Sentiero: il venir meno dei consueti punti di riferimento (religiosi, affettivi, sociali, filosofici…), che provoca incertezza e dubbio; l’alternanza di stati d’animo oscillanti tra l’amore e l’aridità, la tensione operativa e la passività negazionista, momenti di illuminazione e di fiducia e di depressione e di disfattismo.

Più che ogni altra cosa, la trasformazione è aiutata dall’ascolto profondo, nel silenzio e nella quiete. Il Silenzio ci permette di sviluppare un più profondo apprezzamento per la saggezza che emerge da dentro, e che può sorgere dal contatto con persone e luoghi inattesi.

Una pratica trasformativa costante ci permette di diventare più consapevoli delle abitudini delle nostre menti e degli schemi dei nostri comportamenti, così da cominciare a purificarli. Qualunque percorso si segua, tre sono gli elementi comuni a tutti: intenzione, attenzione e ripetizione; ogni pratica trasformativa richiede azioni continue e ripetute, sostenute dalla volontà, ed è alimentata da un’intenzione di cambiamento esplicita alla coscienza.

Tratto da: “Sul Sentiero IV – L’Educazione e la Bellezza nella Nuova Era” di Mariabianca Carelli

Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)

fisicaquantistica.it,

 

 

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