Integrare il proprio lato oscuro

Integrare il proprio lato oscuro


jay parmar  thumbhttps://www.corsionline-pragmaticamente.com/wp-content/uploads/2017/06/j... 300w" data-lazy-sizes="(max-width: 512px) 100vw, 512px" data-lazy-src="https://www.corsionline-pragmaticamente.com/wp-content/uploads/2017/06/jay-parmar-2243263_thumb-1.jpg" data-ll-status="loaded" />

Se ci svegliamo la mattina pensando di non valere niente, siamo abituati a fingere che non sia vero.

Andremo a lavorare fingendo di sentirci persone che valgono, perché sentirci così non è considerata una cosa buona.

Dovremo nasconderci tutto il giorno dietro una maschera di rispettabilità sperando che nessuno riesca a vedere oltre.

Quando integriamo il nostro lato oscuro, la nostra ombra, sappiamo che siamo degni e indegni, pigri e volenterosi, belli e brutti. Fino a che crediamo di poter essere o una cosa o l’altra, continueremo a combattere una lotta interiore per essere solo la cosa giusta. Ma ogni aspetto di noi stessi può insegnarci qualcosa e condurci alla saggezza.
 

Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore (Carl Jung)

La parte in ombra

Sommario

Il lungo sacco che ci tiriamo dietro

All’età di uno o due anni avevamo una personalità, diciamo così, a 360 gradi. L’energia si irraggiava da ogni parte del nostro corpo e della nostra psiche. Un bambino che corre è un globo vivente di energia. Avevamo una palla di energia; ma un giorno ci siamo accorti che ai nostri genitori certe parti di quella palla non piacevano. Ci dicevano cose come «Non riesci a star fermo?», oppure «Non sta bene cercare di affogare il tuo fratellino».Appeso alle nostre spalle abbiamo un invisibile sacco; e le parti di noi che ai nostri genitori non piacciono, per non perdere il loro amore, le mettiamo lì.

Quando cominciamo ad andare a scuola, il nostro sacco è già piuttosto grosso. Poi viene il turno degli insegnanti: «Non ci si arrabbia per queste piccole cose». Perciò prendiamo la nostra rabbia e la mettiamo nel sacco.

Poi zeppiamo parecchio il sacco alle scuole superiori. A questo punto la pressione non viene più tanto dai perfidi adulti quanto dai nostri coetanei. Durante tutti gli anni del liceo io mentivo automaticamente per cercare di assomigliare ai ragazzi della squadra di pallacanestro. Qualsiasi parte di me che fosse un po’ lenta finiva nel sacco. (Robert Bly – Il piccolo libro dell’ombra) 

 Questa potrebbe essere la descrizione del processo di socializzazione, che è un processo di apprendimento che prepara le nuove generazioni ad inserirsi nella socità, condividendone norme sociali e cultura.

Non bisogna pensare che sia presente nella nostra società, e non lo fosse in società più antiche o primitive: il “sacco” conteneva probabilmente cose diverse, ma non era inferiore per peso e dimensioni.

Ombra

Da bambini impariamo che al mondo ci sono due tipi di persone: quelle buone e quelle cattive. Di conseguenza, ci impegniamo a mostrare le nostre qualità positive e cerchiamo con tutte le forze di nascondere quelle negative.

Quindi  per essere accettati nascondiamo gli aspetti indesiderabili di noi stessi, anche se questo, a volte, significa mentire.

Dal momento che mentiamo a noi stessi riguardo ad alcune parti di noi, l’unico modo per ritrovarle è vederle negli altri, che ci rimandano l’immagine riflessa delle nostre emozioni nascoste, e questo ci permette di riconoscerle e riappropriarcene.

Se l’arroganza di qualcuno mi offende, è perché non sto accettando la mia stessa arroganza. Un’arroganza che manifesto senza accorgermene, o che potrei manifestare in futuro. A questo punto posso rivolgermi qualche domanda:

  • quando sono stato arrogante in passato? 
  • mi sto comportando in modo arrogante nel presente? 
  • potrei essere arrogante in futuro? 

Di certo sarebbe arrogante da parte mia rispondere negativamente a queste domande senza esaminare me stesso o senza chiedere agli altri se abbiano mai visto in me atteggiamenti arroganti. L’atto di giudicare qualcun altro è arrogante, perciò ovviamente noi tutti siamo capaci di arroganza. Se abbraccio la mia stessa arroganza, quella altrui non mi potrà turbare: potrò notarla, ma non avrà alcun effetto su di me.

Citazione Wilber

Se dobbiamo agire in un determinato modo per evitare di essere qualcosa che non ci piace, siamo in trappola: abbiamo limitato la nostra libertà e ci siamo privati della nostra integrità. Se non si sa essere pigri, o non si sa essere arrabbiati, non si può essere liberi. Cercare di essere perfetti ha un prezzo eccessivo.

Non puoi far scomparire un’ombra cercando di combatterla. Per far scomparire un’ombra devi illuminarla. (Shakti Gawain)

Esercizio

  1. Cerca di monitorare per una settimana i tuoi giudizi sugli altri. Ogni volta che il comportamento di qualcuno ti turba, scrivi la sua qualità che più ti inquieta.
  2. Compila una lista dei consigli che dai agli altri.  Domandati se queste raccomandazioni non potrebbero essere rivolte a te stesso. A volte diciamo agli altri cosa fare per ricordarlo a noi stessi.
ciò cui resisti persiste

Ricercare ed accettare i feed-back

Cercate di scoprire se gli altri vi vedono come vi vedete voi. Potete, semplicemente, chiederlo.

Spesso gli altri trovano in noi più aspetti positivi di quanti noi stessi ne vediamo, e al tempo stesso individuano più tratti negativi di quelli che noi ci attribuiamo o ammettiamo di possedere. 

Opponiamo resistenza a questo esercizio perché abbiamo paura di essere giudicati.  Naturalmente non siamo mai obbligati a credere a ciò che gli pensano di noi, ma se abbiamo paura di sentirci dire quanto hanno da rivelare le persone che ci sono più vicine, dovremmo prenderne nota. Molti di noi hanno paura di sentire ciò che temono.

Abbiamo paura del feedback solo se in qualche modo sappiamo di aver mentito a noi stessi. Se abbiamo la sincera impressione che quello che gli altri dicono di noi non abbia alcun fondamento, la cosa ci lascerà indifferenti. Invece ci coinvolgerà se ci siamo auto ingannati e veniamo smentiti.

Approfondimenti: 
Indossiamo tutti una maschera?
Compassione
La capacità di ricevere e utilizzare i feedback

Occorre riprenderci le nostre proiezioni positive, oltre a quelle negative. Quando ammiriamo qualcuno, abbiamo la possibilità di trovare un nuovo aspetto di noi stessi. Se ammirate la grandezza di un altro essere umano, in realtà state guardando la vostra. Se non la possedeste non potreste esserne attratti, né riconoscerla negli altri.

Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l’animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell’inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l’anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita.
Bisogna educare i giovani a essere se stessi, assolutamente se stessi. Questa è la forza d’animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la propria ombra. Che è ciò che rifiutiamo di noi. Quella parte oscura che, quando qualcuno la sfiora, ci fa sentire “punti nel vivo”. Perché l’ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombre non ci concede le sue figure. Accolta, l’ombra cede la sua forza. Cessa la guerra tra noi e noi stessi e perciò siamo in grado di dire: “Ebbene sì, sono anche questo”. Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d’animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga. (Umberto Galimberti)

Esercizio

  • Compilate una lista con tre persone che ammirate e tre persone che detestate. Non necessariamente dovete conoscerle personalmente.
  • Ora fate un elenco delle qualità positive possedute dai personaggi che ammirate, e un elenco delle qualità negative che detestate.
  • Questi elenchi sono il posto giusto per cercare aspetti rinnegati del vostro io, positivi e negativi.

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?”
In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve il mondo.
Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.
(Marianne William)

 

Integrare il proprio lato oscuro | Pragmatica-mente Bologna

https://www.corsionline-pragmaticamente.com › integra..

Login utente