La notte oscura dell’anima: quando per rinascere bisogna toccare il fondo...24....8...20

La notte oscura dell’anima: quando per rinascere bisogna toccare il fondo

 
 

Quando tocchi il fondo, ecco, quello è il momento in cui crolli o rinasci. Che sia vero? Secondo la cosiddetta “notte oscura dell’anima”, chiunque desideri riscoprire la propria autentica natura, prima o poi passa attraverso questo periodaccio di malinconia, struggimento, dolore, dubbio. C’è chi lo vive in modo inconsapevole, chi lo riconosce, chi non ci arriva mai. Prima di parlartene ci tengo però a specificare una cosa: siamo tutti diversi, per fortuna, e quindi, sebbene alcuni passaggi si ripresentino e siano quasi inevitabili nel corso dell’esistenza, ognuno di noi li vive in modo diverso. Quindi non è detto che tutti coloro che cercano se stessi, inesorabilmente, debbano provare le stesse sensazioni di disagio e tormento interiore.  Ma veniamo al dunque, di cosa si tratta?

Cos’è la notte oscura dell’anima

E’ quel momento della vita in cui il buio prende il sopravvento, un momento che per alcuni dura molti anni, per altri meno, accomunato, a quanto pare, dalla terribile sensazione di aver toccato il fondo e di non poter più riemergere. Si va dicendo che in quel momento di buio totale, la luce paradossalmente riemerga. Esattamente come accade in natura.

Ma perché ci si arriva a questa notte oscura dell’anima? Perché a forza di tradire noi stessi, quello che siamo davvero al di là delle maschere, a forza di “violentare” la nostra vera natura e di allontanarci dal nostro autentico cammino, accumuliamo un dolore sordo, invisibile, che a un certo punto si manifesta. Quando? Secondo il medico e psichiatra, Roberto Assagioli, che integrò nel suo lavoro psicologia e spiritualità, questa fase oscura, facente parte dello sviluppo spirituale dell’uomo, è lo stadio finale del percorso di trasformazione psico-spirituale: “quando il processo di trasformazione psico-spirituale raggiunge il suo stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un’intensa sofferenza e un’oscurità interiore che è stata chiamata dai mistici cristiani “notte oscura dell’anima”. I suoi caratteri la fanno assomigliare molto alla malattia chiamata psicosi depressiva o melanconia. Tali caratteri sono: uno stato emotivo di intensa depressione, che può giungere fino alla disperazione; un senso acuto della propria indegnità; una forte tendenza all’auto-critica e all’auto-condanna, che in alcuni casi, giunge fino alla convinzione di essere perduti o dannati; un senso penoso di impotenza mentale; l’indebolimento della volontà e dell’auto-dominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire”. La fase è temporanea, tuttavia molto intensa e per questo percepita da chi la vive come tragica, perché comporta il lutto di una parte di se stessi che sarà poi definitivamente abbandonata.

La notte oscura dell’anima e la notte oscura dei sensi secondo San Giovanni della Croce

Sebbene sia profondamente affascinata dal lato oscuro, dall’ombra e concetti simili, devo ammettere che la descrizione della “notte oscura dell’anima” di San Giovanni della Croce mi sconvolge. Non nego l’esistenza di una fase simile nella vita del ricercatore spirituale, ma presentarla in modo così sconfortante mi sembra eccessivo. Forse è vero, dobbiamo toccare il fondo per ritrovare la luce, d’altronde accade anche in natura, ma la prospettiva religiosa è intrisa di un tale sconforto da annientare qualunque speranza di salvezza.


Al di là di queste considerazioni, è interessante notare la distinzione che San Giovanni della Croce fa tra notte oscura dell’anima e notte oscura dei sensi. Esse infatti arrivano in momenti diversi ma quando si giunge alla notte dell’anima, o dello spirito, si sperimenta al tempo stesso anche la notte dei sensi, che la precede: “La purificazione del senso, rispetto a quella dello spirito, è soltanto la porta (…) e serve più ad accomodare il senso allo spirito” (Notte oscura, II, 2, 1). Se la notte oscura dei sensi porta a un’aridità prolungata nel tempo ed è abbastanza frequente, la notte oscura dello spirito è riservata a pochi e subentra anche dopo molto tempo dalla prima. Difatti la notte dei sensi non è sufficiente perché si compia la purificazione dell’anima, visto che manca la purificazione principale, quella dello spirito.

Cosa accade nella notte oscura dell’anima

Il concetto della notte oscura non è esclusivamente cristiano tant’è vero che se ne parla molto in ambito spirituale, non solo religioso. E sebbene sussistano differenze individuali nell’affrontarla, c’è chi per esempio giunge allo stadio più acuto in tempi lunghi, chi in tempi brevi, chi manifesta disagi fisici e chi no, l’obiettivo comune è permettere la liberazione dello spirito e la comunicazione tra personalità e anima. Il cosiddetto risveglio, a sua volta, può essere gestito in modo armonico suscitando serenità e permettendo alla persona di comprendere qual è il proprio scopo, oppure gestito in modo poco costruttivo come accade quando subentrano esaltazioni di tipo emotivo, eccessive esigenze di adeguamento alla perfezione e così via.

Questo risveglio però, secondo alcuni autori, che poi è la stessa cosa che ci dice San Giovanni della Croce, non è destinato a durare in eterno e i detriti, gli spigoli della personalità che sembravano superati, a un certo punto del cammino ricompaiono. L’individuo tende allora a giudicarsi in modo molto severo, a dubitare di ciò che è stato, per poi progressivamente riprendersi. Il processo di purificazione include diverse fasi, come d’altronde ci dice l’alchimia stessa. In effetti la notte oscura dell’anima assomiglia alla nigredo alchemica, la morte iniziale, caratterizzata dall’archetipo dell’Ombra, attraverso la quale il vecchio muore per lasciare spazio al nuovo. Fase di profondo sconforto, depressione, solitudine, rassegnazione, tuttavia indispensabile per poter accedere al passo successivo. Gragg Braden afferma che la notte oscura dell’anima corrisponda al sesto specchio esseno dei rapporti umani. Attraverso questo specchio possiamo vederci per quello che siamo davvero, nudi, perdendo tutto ciò che è superfluo. Ma attenzione, chi afferma di aver sperimentato la notte buia dell’anima sostiene che non sempre, nel mentre, ci si accorge di quello che accade. Possono passare anni prima di accorgersi di quanto è accaduto.

Laura De Rosa

yinyangtherapy.it

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