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Consapevolezza nella relazione

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Io inizio con cose semplici

Guardando il mondo, guardando l’umanità, il “me” e vedendo la necessità di una totale e radicale rivoluzione, come è possibile metterla in atto? Può essere possibile soltanto quando l’osservatore non fa più nessuno sforzo per cambiare, perché egli stesso fa parte di quello che cerca di cambiare. Quindi, tutto l’agire da parte dell’osservatore cessa completamente e in questa totale inazione c’è un’azione del tutto diversa. Non c’è nulla di misterioso o di mistico in questo. E’ un semplice fatto. Non parto dalla fine remota del problema, che è la cessazione dell’osservatore, comincio dalle cose semplici. Posso guardare un fiore sul bordo della strada o in camera mia senza che il pensiero cominci a dire: “E’ una rosa, mi piace il suo profumo” ecc. ecc.? Posso semplicemente osservare senza l’osservatore? Se non lo avete mai fatto, fatelo, partendo dal livello più basso; veramente, non è il livello più basso, se sapete come farlo, avete fatto tutto.

Quando si comincia da molto vicino …

Di solito noi partiamo dal più lontano: il principio supremo, l’ideale grandioso, e ci perdiamo nella vaghezza di qualche sogno o pensiero immaginario. Ma, quando cominciate da molto vicino, da ciò che vi sta più vicino, cioè da voi, allora il mondo intero vi si apre perché voi siete il mondo e al di fuori c’è soltanto la natura. La natura non è una cosa immaginaria, è reale e quello che vi accade ora è reale. Dovete cominciare dal reale, da ciò che accade ora, e “ora” è senza tempo.

Non migliorarsi

Colui che vuole migliorare se stesso non può mai essere consapevole, perché migliorarsi implica condanna e ricerca di un risultato. Mentre nella consapevolezza c’è osservazione senza condanna, senza negazione o accettazione.
La consapevolezza comincia con le cose esterne, con l’essere consapevoli, in contatto con gli oggetti, con la natura. Prima c’è la consapevolezza delle cose attorno a noi, si è consapevoli degli oggetti, della natura, poi delle persone, che significa essere in relazione; e poi c’è la consapevolezza delle idee. Questa consapevolezza, questa sensibilità verso le cose, la natura, le persone, le idee, non è una serie di processi separati, ma un solo processo unitario. E’ una costante osservazione di tutto, di ogni pensiero, sentimento e azione mentre sorgono dentro di noi.

Consapevolezza di ciò che vi sta intorno

Se siete consapevoli di ciò che vi sta intorno: la curva della strada, la forma dell’albero, il colore dell’abito di qualcuno, il profilo del monte contro il cielo blu, la delicatezza di un fiore, il dolore sul viso di un passante, l’ignoranza, l’invidia, la gelosia della gente, la bellezza della terra – allora, guardando tutte queste cose senza condanna, senza scelta, potete cavalcare la marea della consapevolezza profonda. E quindi diventerete consapevoli delle vostre reazioni, della vostra meschinità, delle vostre gelosie. Partendo dalla consapevolezza esteriore, raggiungete l’interiorità; ma se non siete consapevoli dell’esterno, non potete certamente vedere l’interno … Quando c’è consapevolezza interiore di ogni attività della vostra mente e del vostro corpo, quando siete consapevoli dei vostri pensieri e sentimenti segreti e palesi, consci e inconsci, allora da questa consapevolezza deriva una chiarezza che non è indotta o costruita dalla mente.

La conoscenza di sé

La conoscenza di sé è il principio della saggezza. Nell’autoconoscenza c’è l’intero universo; essa abbraccia tutte le lotte dell’umanità.

Per andare lontano, bisogna cominciare da molto vicino

E’ certo che, per andare lontano, bisogna cominciare da molto vicino. Ma questo è difficilissimo per la maggior parte di noi, perché vogliamo fuggire da “ciò che è”, dal fatto di ciò che siamo. Senza comprendere noi stessi, non possiamo andare lontano, e noi siamo sempre in relazione; senza relazione non c’è affatto esistenza. Quindi la relazione è l’immediato e, per andare oltre l’immediato, bisogna che ci sia la comprensione della relazione. Ma noi vorremo esaminare ciò che è molto lontano, quello che chiamiamo Dio o verità, piuttosto che portare una rivoluzione fondamentale nelle nostre relazioni, e questa fuga verso Dio o la verità è qualcosa di completamente fittizio, irreale. La relazione è la sola cosa che abbiamo e senza comprenderla non potremo mai scoprire che cosa è la realtà, o che cosa sia Dio. Quindi, per produrre un cambiamento totale nella struttura sociale, nella società, l’individuo deve mettere ordine nelle sue relazioni, e questo è l’inizio della sua stessa trasformazione.

La conoscenza di sé attraverso la relazione

La conoscenza di sé non si basa su nessuna formula. Potete rivolgervi a uno psicologo o psicanalista per scoprire quello che siete, ma quella non è autoconoscenza. La conoscenza di sé avviene quando siamo consapevoli di noi stessi nella relazione, che ci mostra quello che siamo di momento in momento. La relazione è uno specchio in cui vederci per come siamo realmente. Ma per la maggior parte siamo incapaci di guardarci per ciò che siamo nella relazione, perché immediatamente cominciamo a condannare o giustificare quello che vediamo: giudichiamo, valutiamo, paragoniamo, neghiamo o accettiamo, ma non osserviamo mai veramente “ciò che è”, e per molte persone questa sembra la cosa più difficile da fare; eppure, è solo questo il principio della conoscenza di sé.

La relazione è lo specchio

La relazione è lo specchio in cui possiamo vederci per come siamo. Tutta la vita è un movimento di relazione. Non c’è nessun essere vivente sulla terra che non sia in relazione con qualcos’altro. Perfino l’eremita, un uomo che si ritira in un luogo solitario, è in relazione con il passato e con quelli che stanno intorno a lui. Non c’è modo di sfuggire alla relazione. In questa relazione, che è uno specchio in cui possiamo vedere noi stessi, possiamo scoprire che cosa siamo, le nostre reazioni, i nostri pregiudizi, le nostre paure, depressioni, ansie, solitudini, sofferenza, dolore, dispiaceri.Possiamo anche scoprire se amiamo o se non ci sia una cosa come l’amore.E allora esamineremo la questione della relazione, perché quella è la base dell’amore.

Cambiare le proprie relazioni

Vivere significa essere in relazione. Quindi devo comprenderla e devo cambiarla. Devo scoprire come portare un radicale cambiamento nelle mie relazioni, perché, alla fine, queste producono le guerre; è quello che sta succedendo in questo paese, fra pachistani e indù, fra musulmani e indù, fra arabi ed ebrei. Non ci sono altre vie d’uscita, né attraverso i templi, le moschee o le chiese cristiane, né discutendo i Vedanta, o in altri diversi sistemi. Non c’è nessuna via d’uscita a meno che voi, come esseri umani, non cambiate radicalmente le vostre relazioni.
E ora sorge questo problema: come faccio a cambiare, non in astratto, la relazione che ora si basa su realizzazioni e piaceri egocentrici?

Nè rinuncia nè condiscendenza

Per comprendere a fondo se stessi, ci vuole equilibrio. Cioè, non si può abbandonare il mondo sperando di capire se stessi, o essere talmente presi dal mondo da non avere occasione di comprendersi. Ci deve essere equilibrio, e non rinuncia o condiscendenza.

Vivere significa essere in relazione

La comprensione di sé non avviene ritirandosi dalla società o rifugiandosi in una torre d’avorio. Se voi ed io entriamo veramente nella questione, con attenzione e intelligenza, vedremo che possiamo comprendere noi stessi soltanto nella relazione e non nell’isolamento. Nessuno può vivere isolato. Vivere significa essere in relazione. E’ soltanto nello specchio della relazione che capisco me stesso, e questo significa che devo essere straordinariamente vigile nei miei pensieri, sentimenti e azioni nella relazione. Non si tratta di un processo difficile o di un comportamento sovrumano. E, come per tutti i fiumi, mentre la sorgente è quasi impercettibile, a poco a poco le acque aumentano di volume e di profondità. In questo folle e caotico mondo, se entrate in questo processo, deliberatamente, con cura, con pazienza, senza condannare, vedrete come tutto comincia a prendere slancio; e non è una questione di tempo.

Jiddu Krishnamurti

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