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La Morte non esiste, è il più clamoroso equivoco della storia umana

Prof. Vittorio Marchi

La morte è il più clamoroso equivoco della storia umana. Inconsciamente non possiamo sopportare di morire, in quanto sappiamo che non è possibile farlo.

Dai più eminenti uomini di scienza dell’ultimo secolo, scopriamo che l’Universo è tutto Pensiero e che la Realtà esiste solo in ciò che pensiamo. L’energia, è quella manifestazione che fa accadere le cose e gli eventi. Essendo di carattere vibrazionale, essa si manifesta in una incommensurabile vastità di forme e di aspetti. Dietro tutte queste apparenze si cela una realtà legata ad un campo di frequenze comprese in bande, ciascuna delle quali ha uno sbocco nel panorama delle cose materiali che noi vediamo.

Sofisticate tecnologie dimostrano che l’uomo non muore, quando sembra separarsi dalla sua carica energetica che lo vivifica, perché ciò che si stacca dal soma, migra e fluisce verso altre locazioni. Il nostro apparato sensoriale è limitato e quindi inadeguato a permetterci di percepire la realtà al suo livello più profondo. Occorre comprendere che l’anima che sta per trapassare non è il corpo, bensì la vita stessa e che la sua natura non è materica ma spirituale e che al contrario del suo corpo psico-fisico non conosce mutamento, né decadimento.

Inconsciamente non possiamo sopportare di morire, in quanto sappiamo che non è possibile farlo. Quando l’Io ben centrato ne ha la suddetta visione, allora siamo fuori dal paradigma spazio-temporale. Il tutto dipende dalla qualità del nostro livello di coscienza.

Se non modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, se non cambiamo lo stato della nostra visione del mondo, non potremo scegliere il mondo successivo, ma ci troveremo a ripetere ciò che siamo qui, con le stesse difficoltà e le stesse limitazioni. Il paradiso infine, non è un luogo, ma è una dimensione della coscienza.

Il tempo non esiste. Quando il tempo incomincia a scorrere? L’etimologia della parola ha una derivazione di origine indo-europea che significa ‘dividere’. Quando nasce il tempo, nasce anche il concetto di morte. Anche il Big Bang non è mai avvenuto. Si è scoperto di recente un “Campo Informazionale” che permea tutto. È infinito. Non ha inizio e non ha fine.

Noi vediamo attraverso i nostri occhi tutte le cose divise, frantumate, separate e invece tutto è Uno. Il viaggio dell’evoluzione è dall’inconscio al conscio. Quando mi chiedono cosa c’era prima del tempo e della morte, rispondo che tutto ciò che esiste è AMORE. Questa parola non è legata a sentimento, affetto o passione, come lo conosciamo oggi, ma significa A-MORS, ovvero “non morte”.

Tutto vive, dall’atomo alla più grande galassia. Abbiamo verificato che anche le piante e i minerali vivono, su piani diversi. Tutto è costituito da una sola sostanza, con manifestazioni diverse. Questa sostanza è fisicamente e psichicamente pensante.

Ilya Prygogine, che è stato il più grande chimico vivente (premio Nobel nel 1977), nel corso delle sue ricerche chimiche della materia organica, si è accorto che ogni molecola viveva e sapeva perfettamente quello che faceva ogni altra molecola a distanze macroscopiche. Anche nell’esperimento che fece Pauli (fisico), le particelle separate (fotoni) che si trovavano nello stesso livello energetico o stato quantico, pur lanciate a distanze differenti, rimanevano sempre collegate.

Tutto è, quindi, interconnesso e non-locale (entanglement). Le informazioni sono istantanee, perché abbiamo scoperto che le particelle come possono essere, ad esempio, gli stessi elettroni/processo o evento, non sono masserelle solide ed inerti, ma nuclei del tutto inconsistenti che rivelano di essere “un bit concentrato di informazione”, andando così a costituire un campo informazionale.

L’unica cosa “solida” di questa materia di cui si può parlare, che sembrava fatta di “mattoni atomici”, invece assomiglia più ad un PENSIERO. Le onde e le particelle (“ondicelle”) in realtà si trovano sia qui che ovunque, ciò perché esse, oltre ad essere se stesse, sono anche lo spazio che intercorre tra loro. E quindi non hanno neppure alcun bisogno di comunicare tra loro, perché sono la stessa cosa dello spazio. Ed in più esse non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perché non sono mai state disconnesse o disgiunte.

In sintesi, sono un ologramma, un “Tutto-parte”, una versione su scala più ridotta del Cosmo, dell’Intero Corpo organico universale. Una goccia concentrata e indissolubile dell’infinito oceano energetico, detto “Coscienza non locale”. La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo. Sia la fisica, che la neurofisiologia, che la quantistica, concordano su questo punto. Non è il cervello che produce il pensiero, ma è il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello.

Max Planck, padre della “teoria dei quanti”, scioccò il mondo nel 1944, quando affermò che esiste un’unica matrice energetica “intelligente” da cui ha origine tutto, dal visibile all’invisibile. Con questa implicazione sconcertante, il mondo scopriva per la prima volta che “Tutto è coscienza”.

Abbiamo oggi gli strumenti che possono vedere che intorno ad ognuno di noi esiste un globo luminoso. Un nostro prolungamento (un duplicato immateriale di noi stessi). È stato definito un campo di ultra-luce. Noi non lo vediamo con gli occhi e anche con gli strumenti lo possiamo vedere fino ad un certo punto. Questo campo è milioni di volte più sottile della più sottile materia. Ha una frequenza vibrazionale di 10 alla 26 Hz. Esso è più sensibile e impressionabile della più sensibile ed impressionabile pellicola fotografica.

Anche la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha riconosciuto che gli antichi avevano ragione. Noi siamo un fascio di vibrazioni di cui l’aspetto fisico, la forma fisica è solo il nucleo più denso. La luce che vedono le persone che hanno esperienze di premorte (NDE), siamo noi stessi, ciò di cui siamo costituiti. Un fenomeno straordinario, che merita di essere chiamato con il nome di AUTOPSIA (composto da “autos”, stesso e “opsis”, vista), cioè “VISTA DI SE STESSO”.

E l’Autopsicità (quale può essere quella dell’esperienza totale del Divino) è una situazione che implica la visione istantanea e diretta di una “partitura”, in cui figurano tutti gli aspetti del “Libro della Vita”, cioè di una composizione universale, disposta in più mondi.

Qualcuno ha detto: “Chiarisci il tuo senso e illuminerai il mondo”. Se vuoi sapere come fare, fai come fece il maestro Zen Poshang. Quando gli fu chiesto come si cerca la natura del Buddha (Dio), Egli rispose: “È come cavalcare il Bue, in cerca del Bue”.

Relazione del Prof. Vittorio Marchi (13 Febbraio 2018). Vittorio Marchi è docente universitario di Fisica, scrittore, ricercatore, conferenziere e socio e membro della Fondazione “Il Mandir della Pace“.

Fonte: http://www.shantimandir.eu/la-morte-non-esiste-relazione-del-prof-vittorio-marchi/

La Morte non Esiste

Quando l'uomo è messo di fronte a qualcosa molto più grande di lui, delle sue forze, quando è precipitato nell'abisso e nel buio, riesce a riconoscere dentro di sé una forza nuova e prima sconosciuta, nascosta dal quotidiano dei pregiudizi e delle convenzioni sociali? La morte non esiste, attraverso una trama serrata ed avvincente, apre il lettore ad una nuova attenzione verso la globalità della realtà che lo circonda, mettendolo in cammino?

L'Autore ha inserito nel testo una precisa chiave di lettura esoterica, che nasconde importanti messaggi sulla natura nascosta della razza umana e la formula del segreto della Creazione, così come tramandata dalle antiche civiltà del nostro pianeta sino a noi attraverso la ininterrotta Tradizione Iniziatica. Si tratta di un codice segreto fatto di parole, numeri e colori che appaiono e scompaiono nel testo, e che sta al lettore attento cercare di scoprire e mettere in sequenza intuitivamente (provando e riprovando, "solve et coagula"), sotto l'apparenza del linguaggio di un avvincente romanzo di fantascienza?

Seppure il tema narrativo sia collocato in un futuro a breve termine, il lettore avrà la suggestione analogica di trovarsi, al di sopra del tempo e dello spazio, dentro la letteratura iniziatica medievale come nel calendario cosmico di civiltà estinte da migliaia di anni? Forse, per cominciare a capire che gran parte del pensiero dell'uomo si esaurisce nella memoria inconscia di sé stesso attraverso decine di migliaia di anni?

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