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Perché esiste l’Universo?

di Luciano Gianazza

Osservando ciò che si presenta ai nostri occhi, i paesaggi, il cielo, il sole, le stelle, la Natura in generale, l’Universo e tutta questa manifestazione materiale, mi chiedevo spesso a cosa serve e a chi, ammesso che abbia uno scopo.

Mi ricordo le lezioni di catechismo mentre il prete parlava della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra…” dove io mi chiedevo: “perché?”, volevo sapere… ma in seguito arrivai alla conclusione che se cercavo risposte sull’argomento, avrei dovuto consultare altre fonti. Persi poi l’interesse, per ritrovarlo molti anni più tardi, quando iniziai a chiedermi se ci fosse altro oltre alla vita mondana nella quale mi trovavo inserito e di cui non mi bastava quanto aveva da offrirmi. Lessi moltissimi libri e quelli che più mi hanno soddisfatto, appartengono alle scuole di pensiero del Vedānta e del Sāṃkhya, parti che costituiscono i Veda.

Secondo quei testi, l’Universo servirebbe per l’evoluzione degli esseri spirituali, al fine di raggiungere l’autorealizzazione. Lasciando perdere l’evoluzione spirituale prevista nel 2012 da fautori della New Age, che grazie ad uno spostamento dell’asse terrestre ci avrebbe catapultati in massa in una nuova dimensione, (nel 2004, dopo un terremoto a Sumatra, l’asse si sarebbe spostato di 6 cm, in Cile nel 2008 di 8 cm, in Giappone nel 2011 di 10 cm o addirittura di 17 e siamo ancora qui, in questa solida realtà), l’autorealizzazione ognuno se la deve guadagnare.

Ritornando ai Veda, la nostra permanenza nell’Universo serve alla nostra evoluzione spirituale, che si conclude dopo uno sviluppo graduale della coscienza, conoscendo e perfezionando le “strutture” attraverso le quali operiamo. Le strutture che conosciamo, sono il corpo fisico, quello emozionale e quello mentale; ma ve ne sono altre, una più sottile dell’altra.

Alcune correnti filosofiche li chiamano “corpi” (corpo fisico, corpo mentale, corpo causale, ecc.) mentre nella letteratura vedica sono chiamati “veicoli”, ognuno dei quali, dal più solido al più sottile, risulta essere sempre più complesso ed efficiente e permette di espandere maggiormente la nostra coscienza, permettendo anche di esprimere sempre più capacità, man mano che si superano le limitazioni imposte da ogni veicolo.

I poteri mentali e spirituali manifestati dagli esseri umani, che a malapena conoscono i primi tre, (fisico, emozionale e mentale) non sono nulla in confronto ai poteri esprimibili tramite i corpi più sottili, che ognuno di noi possiede, ma che normalmente non sta usando, se non in rare occasioni fuori dal proprio controllo. Quando la scienza ortodossa parla di abilità latenti dell’Uomo, si sta riferendo proprio a qualità e caratteristiche esprimibili tramite i veicoli più sottili, per quanto le attribuisca al solo cervello.

Per evoluzione, si intende, dunque, l’acquisire la padronanza di ogni singolo veicolo. La mente, per esempio, è sostanzialmente identica da essere umano ad essere umano, ciò che fa la differenza è l’abilità conseguita nel suo utilizzo da parte del singolo. E così per ogni altro veicolo. Oltre a questo, è importante l’uso che se ne fa.

Una persona potrebbe sfruttare le proprie abilità mentali per creare truffe spettacolari, ma non farebbe un solo passo in avanti, se non indietro, sul percorso che porta all’auto realizzazione. Lo stesso si potrebbe dire di un atleta che sviluppa un corpo perfetto, ma il suo fine è solo quello di conseguire risultati e record nelle attività sportive. Potrebbe vivere sano e felice contemplando le sue vittorie per l’intera vita, ma di nuovo senza alcun passo in avanti verso l’espansione della coscienza. Diverso sarebbe utilizzare le prestazioni di un corpo reso perfetto, per spingere la propria energia lungo veicoli più sottili, detti anche superiori.

È errato parlare di “evoluzione della coscienza”, come avviene in vari corsi e seminari “usa e getta” di oggi, in quanto la coscienza di ognuno di noi è infinita, non necessita di alcuna evoluzione. I limiti apparenti della coscienza sono, in realtà, costituiti dai limiti imposti dai veicoli attraverso i quali si esprime.

Quindi, il corpo fisico, ci permette di espandere la coscienza fino a dove possono arrivare i sensi fisici, la mente, ci permette di raggiungere anche delle astrazioni, che ovviamente non sono raggiungibili dagli organi di senso. I veicoli superiori permettono di espandere la coscienza al di là dell’intelletto, fino a acquisire via via l’abilità di non avere alcuna necessità di utilizzare alcun veicolo, raggiungendo la consapevolezza della coscienza pura e conseguente autorealizzazione, al cospetto, per così dire, della Realtà Ultima. Se un lavoro deve essere fatto, è, dunque, inerente all’evoluzione dei veicoli; nel renderli cioè efficienti come una macchina perfettamente messa a punto.

L’essere spirituale è pura coscienza, e la coscienza è eterna, il suo potere è infinito, ma deve apprendere ad usare i veicoli che gli permettono di manifestarlo, dal più solido al più sottile, fino a non aver più bisogno di alcun veicolo. In questo consiste l’evolvere. Tutto questo avviene per fasi, imparando a conoscere ogni veicolo e come usarlo. È un lavoro enorme e lo si può comprendere soltanto facendolo; spiegarlo tramite l’intelletto è impossibile, perché va oltre esso e ciò che si sperimenta non può essere espresso a parole.

Se fai una ricerca nel web sui corpi sottili, troverai gli elenchi più disparati tipo: corpo eterico, corpo emozionale, corpo astrale, corpo celestiale, corpo causale, o altre denominazioni, ma se ne venisse fatta anche una descrizione precisa, al di là del farne un elenco, non sarebbe veritiera, in quanto, come ho detto prima, non può essere spiegato a parole ciò che si trova al di là del regno dell’intelletto.

Per fare un esempio, possiamo considerare i veicoli come delle aree circolari concentriche cintate da alte mura, dove è possibile essere consapevoli solo di quanto racchiuso nell’area dove si è confinati. Solo abbattendo ogni muro, possiamo passare all’area successiva più grande, fino ad arrivare all’ultimo muro, oltre il quale non ci sono più barriere o limiti. Questo, naturalmente, solo dopo aver appreso quanto c’è da imparare in ogni area, acquisendo nel contempo maggiori abilità, e anche delle responsabilità, necessarie per affrontare gli stadi successivi.

Che l’Universo serva per evolverci, o, come altri sostengono, sia una trappola in cui siamo caduti dentro, non ha importanza. La possibilità che condizioni più desiderabili di quella umana esistano, senza dover per forza uscirne con la morte del corpo fisico, ma trascendendola, suggerita da frammenti di conoscenza arrivati dalle culture più diverse del globo, è ragionevole.

Quelli che hanno fatto passi su questo sentiero, non possono spiegare ciò che hanno e stanno sperimentando: una volta filtrato dall’intelletto perderebbe molto del suo vero significato, se non del tutto. E penso che nemmeno abbiano alcun desiderio di raccontarlo.

Articolo di Luciano Gianazza

Fonte: https://www.medicinenon.it/perche-esiste-luniverso

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