Ho scritto questo racconto all'età di dodici, tredici anni ( RICORDO DI UNA VITA PRECEDENTE?

Ho scritto questo racconto all'età di dodici, tredici anni ( RICORDO DI UNA VITA PRECEDENTE? ) SINCERAMENTE CREDO DI SI.

Rifugio Torino.JPG

FOTO DEL RIFUGIO TORINO NEL MONTE BIANCO.

 

VITA PASSATA.. ???

 

Ho scritto questo racconto all'età di dodici, tredici anni, l'ho ricopiato esattamente come allora è stato scritto. A quei tempi non sapevo il perchè avevo sentito l'impulso che mi aveva fatto scrivere come un vecchio alpino. Ma se valuto con gli occhi di oggi posso dire che forse avevo già vissuto da vecchio alpino, dato che anche da bambina sognavo di vivere in una baita ai piedi del Monte Bianco.

Posso anche dare un senso al fatto che quando mi trovo in un rifugio di montagna mi sento felice, appagata, come se avessi finalmente trovato un posto in cui mettere la famosa tenda che un discepolo, non ricordo quale, disse a GESU' sul monte TABOR, IL MONTE DELLA TRASFORMAZIONE.

Ho trovato tempo fa questo vecchio quaderno che solo oggi sento il bisogno di considerarlo come parte di riflessione per il mio personale cammino di ricercatrice spirituale

Quella timida ragazzina che tanto amava la montagna non era altro che un contenitore di ricordi dove il vecchio alpino, attraverso di lei, riusciva ancora ad AMARE LE SUE AMATE MONTAGNE..

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VECCHIO ALPINO RICORDA.......

( PENSIERI E IDEE DI UN VECCHIO ALPINO)

 

La mia baita sorge in una ridente valle della Val D'AOSTA ai piedi delle grandi e maestose montagne caratteristiche di quella regione. La mia montagna è qui davanti a me fiera e superba nel suo manto bianco e le sue altissime vette che sembrano sferrare un attacco al cielo.

Questo atteggiamento superbo della montagna metterebbe paura, timore, ad un qualsiasi turista o forse quest'uomo le passerebbe accanto degnandola solo di uno sguardo privo di sentimento.

Ma vista da cuori affascinati della sua invitante bellezza non possiamo che esserne avvinti. E' in quel preciso momento che il nostro corpo, le nostre menti, i nostri sentimenti sono tesi verso colei che tanto amiamo. 

Emozionato la guardo; il mio pensiero vola tra quei ghiacciai eterni, tra quelle vette che brillano al sole, tra quelle rocce inesplorate.

Grande, immensa è la soddisfazione e la gioia di coloro che raggiungono trionfanti la vetta dopo giorni, ore, di lunghissima ascensione bivaccando in parete per intere e gelidi notti vincendo la più temuta nemica, la bufera, che spesso li tormenta obbligandoli a bivacchi forzati prolungando la gioia dell'arrivo alla vetta tanto anelata.

Noi alpinisti però non sfidiamo la montagna e neppure la temiamo ma la consideriamo una cosa a noi tanto preziosa, anzi direi, una cara vecchia amica.

Ed è con amore e una forza infinita che cerchiamo disperatamente di “conquistarla” rendendola una parte di noi stessi. Ma vi ricordo amici che oltre la forza, l'amore ed il coraggio, è indispensabile la prudenza. Quando uno scalatore è solo appeso in parete e ha come compagno un tempo perverso,  un'incertezza uno scoraggiamento può essergli fatale.

Ma egli sa che deve proseguire la salita verso la vetta senza alcuna esitazione perchè in città l'attendono i propri cari che, attraverso una muta preghiera, invocano DIO per il ritorno del loro caro marito e papà. In quel momento sente un grande desiderio di vivere di ritornare vincitore alla propria amata famiglia. Con grande riverenza e prudenza l'alpinista si accinge a proseguire la parete che lo porterà trionfante alla vetta.

Solo lassù lo scalatore si sentirà un essere vero, reale, perchè l'atmosfera che regnerà attorno a lui sarà un dolce invito alla serenità, alla pace interiore.    Così, volgendo lo sguardo nel vuoto, vedendo quello stupendo panorama che solo l'alpinista può gustare sentirà tutto il suo essere distendersi, una grande dolcezza avvolgerà il suo cuore a tal punto da elevare un inno DI RINGRAZIAMENTO a DIO, il Solo Autore, pittore, di quell' avvincente paesaggio.

Il mio pensiero in quest'istante è molto triste, appeso alle rocce vedo delle lapidi, su ognuna c'è incisa una dedica una fotografia in memoria alle vittime della montagna, vittime della loro stessa passione. Quanti nostri coraggiosi amici sono caduti tentando una di quelle ardue imprese? Quanti ragazzi ci hanno lasciato ? Ed è con dolore, con profondo dolore, che noi li ricordiamo come solo un vero amico della montagna sa fare.

Molta gente ci giudica dei pazzi che cercano la morte. No, non siamo pazzi, forse un poco incoscienti si, ma è l'amore, la passione, per la nostra montagna che ci rende tali.

Coloro che non sono animati dai nostri stessi ideali logicamente non possono capire.

Come il soldato affronta il nemico sul campo di battaglia per la vittoria, libertà e indipendenza, così l'alpinista affronta le intemperie e le rudi forze della natura per conquistarla, possederla.

Eroi come i soldati sono gli alpinisti, eroi per il loro coraggio nell'affrontare l'incognita di un ascensione, eroi per il coraggio nell'avanzare con passo sicuro verso la conquista della vetta che li renderà trionfanti di gioia.

In questo momento sta giungendo a me un suono confuso di voci che cantano una bellissima tradizionale canzone alpina:” Il testamento del capitano” Quelle calde note mi riportano ad un tempo lontano della mia giovinezza quando per la prima volta accompagnato da un mio caro amico percorrevo il sentiero che portava ad rifugio situato in una bellissima località dell'alta Lombardia, non ricordo il nome.

Mi trovavo in quella situazione contro la mia volontà e inquieto con me stesso per non aver saputo rinunciare decisamente quell'invito.

Dopo parecchie ore d' ascensione arrivammo finalmente al rifugio, sentivo le forze mancare ed il cuore battere forte. Ricordo anche che guardai con rimprovero il mio amico e con un fil di voce gli dissi:” Questa è l'ultima che mi fai?” Cosi dicendo entrammo nel rifugio. Attorno a me c'era una confusione di luce, colori, nell'aria regnava una gran nube di fumo che oscurava i volti delle persone allegre e chiassose che stavano seduti a dei vecchi tavoli.

Io ero fermo sulla soglia, immobile come una statua senza vita, quella confusione mi stordiva, avevo solo un desiderio fuggire andarmene il più lontano possibile. Ma non so spiegarmi come, mi trovai seduto ad uno di quei tavoli in compagnia di ragazzi e ragazze che chiacchieravano rumorosamente incuranti delle persone che stavano loro accanto.

I tavoli erano sporchi di vino completamente ricoperti di zaini, maglioni, giacche a vento ecc. Ed io ero li nel mezzo di quel caos come un automa telecomandato. Per farla breve verso sera ero come uno di loro partecipavo alla compagnia, chiacchieravo, scherzavo, cantavo ad alta voce, mi comportavo esattamente come se da tempo frequentassi quei ragazzi. Ero meravigliato del mio cambiamento improvviso soprattutto del mutamento delle mie idee riguardo i frequentatori di “bettole”...

Il mio atteggiamento da studentello aristocratico era completamente scomparso ero immensamente felice. Mi sentivo più vero, più buono verso il mio prossimo, quell'ambiente mi aveva fatto un grande dono, il dono dell'umiltà, della semplicità che prima di quell'esperienza mi erano sconosciute, lontane. E fu in quell'istante che cominciai ad amare la montagna con l'amore che viene dal cuore per diffondersi poi dolcemente in ogni cellula del mio corpo.

(TOC,TOC.. DEI TOCCHI ALLA PORTA )

In quest'istante alcuni tocchi alla porta della mia baita mi risvegliarono dai dolci ricordi e nostalgici pensieri che avevano completamente occupato tutto il mio essere.

Ma vorrei tanto amico mio che tu possa comprendere le mie idee, il mio modo di pensare riguardo la montagna, perchè solo così puoi considerarti un vero alpinista, un uomo con un cuore sensibile e generoso.

E tu sconosciuto se leggerai questo mio sfogo e forse lo definirai esagerato o frutto di una mente esaltata sappi che ti sbagli; perchè neppure un libro di mille pagine potrebbe contenere a parole il mio amore, la mia passione verso l'amata montagna, colei che tanto spiritualmente amo con sublime e intensa religiosità.

Tra pochi istanti chiuderò questa finestra e l'amata montagna scomparirà dal mio sguardo, ma non dal mio cuore, perchè in esso, oggi, domani e sempre, rimarrà il mio “CHIODO FISSO".

 

Marinella …{#emotions_dlg.big-hug}

Oggi mi chiedo come ho potuto all'età di tredici anni = tema di scuola, scrivere con tanta passione. Non sarà forse l,anima?

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(Nessun oggetto)

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E' bellissimo il racconto e

E' bellissimo il racconto e soprattutto la magia  dell'esistenza umana che è sempre così misteriosa e affascinante tanto da mescolare un vecchio alpino in una giovane ragazzina.

E' una grande cosa questa, fai benissimo a conservarla, è preziosa. 

Si... penso che esiste nel

Si... penso che esiste nel bambino/a un potenziale divino superiore che va ben oltre l'ordinaria coscienza umana che, sebbene apparentemente inerme, reca in sé i semi della completa maturità; altrimenti come potrei aver avuto questa fantasia ? 

Photobucket

Ecco perchè dovremmo cercare di tenere sempre bene a mente della presenza in noi di una dimensione bambina, cercando di pulire il più possibile le memorie emozionali negative collegate all'infanzia per essere in grado di esprimere questa pura dimensione dal suo punto di vista positivo.

Rileggendola ritrovo in me quell'innocente fantasia che mi ha ispirato questo "strano" racconto.

Grazie per la tua interpretazione affine.

Un{#emotions_dlg.big-hug}  VIRAMO{#emotions_dlg.salut}

 

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