Mettere se stessi al centro,

Mettere se stessi al centro, scegliersi, scegliere di mettere se stessi davanti a tutto può, in un primo momento, apparire come un’azione egoistica e al di fuori delle proprie abitudini. Riuscire a vedersi e a mettersi come priorità nella propria vita spesso è molto difficile e per niente immediato.

Alcune persone non ci riescono perché non sentono di essere così importanti, altre perché non sono state abituate e nemmeno pensano a questa eventualità. Altre ancora non si mettono al centro perché questo le toglierebbe dal ruolo di vittima a cui “il fato ha riservato solo cose nefaste”, altre ancora perché, una volta diventati genitori, si sono dimenticati di essere prima di tutto donne e uomini con bisogni, desideri e necessità.

Mettere se stessi al centro è da egoisti?

Ognuno ha le sue ragioni ma ciò che deve essere chiaro è che le cose non devono procedere sempre necessariamente come stanno andando, a volte le cose cambiano e non da sole. Siamo noi gli artefici delle nostre azioni, anche se per farlo ci vuole il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. È come se ci fosse stata inculcata l’idea che la pratica di quest’arte, ovvero mettere se stessi al primo posto e prendersi del tempo per sé, sia un atto interessato ed egoista, al punto che altruismo e rispetto dell’altro sembrano essere in contrasto con la cura di sé o con il mettersi al primo posto.

Senza rendercene conto, dunque, abbiamo coltivato relazioni basandoci sul principio che più diamo agli altri, più questi di conseguenza ci ameranno e ci valorizzeranno. In realtà questo atteggiamento ci potrebbe portare nel tempo ad abbandonare il nostro amor proprio in un angolino, pensando che sia questo che gli altri si aspettano da noi. Così facendo, però, ci potremmo trovare presto in una condizione di insoddisfazione, frustrazione e ansia.

 

Quando una persona smette di mettersi al primo posto per riempire l’agenda e la mente con frasi del tipo “devo fare questo o quello”, “si aspettano di più da me”, “devo fare questo per quella persona”, in realtà non fa altro che stancarsi, perdere energie e voglia di fare.

Le motivazioni di questo modo di comportarsi possono essere svariate, non c’è una causa unica. Ciò che ho riscontrato spesso è che fare le cose per gli altri talvolta era l’unico modo che le persone avevano imparato per essere viste, come se non meritassero di più. In altre, invece, ho ritrovato il famoso “spirito da crocerossina/o”, dove il fare del bene agli altri era l’unico modo per sentirsi bene e orgogliosi di se stessi.

Ciò che è importante anche da tenere a mente, soprattutto quando ci sentiamo in colpa se ci prendiamo del tempo per noi stessi, è che se riusciamo a stare meglio non solo ne gioveremo noi, la nostra mente e il nostro corpo, ma anche le persone che ci circondano. E allora il nostro tempo non sarà tempo tolto ai nostri figli, al/alla nostro/a compagno/a, alla nostra famiglia o ai nostri amici, ma sarà fondamentale per poter passare con loro del tempo migliore. Se noi saremo più felici e soddisfatti, di conseguenza gli altri ne trarranno beneficio perché è importante ricordare che è la qualità più che la quantità di tempo che conta.

 

 

Perché è importante prenderci cura di noi e trovare il proprio baricentro

Spesso all’interno delle relazioni crediamo, infatti, che dedicarsi totalmente all’altro potrà per forza di cose portarlo a volerci più bene e ci sorprendiamo e rimaniamo delusi se l’altro non ci riconosce in questo ruolo e non ci ringrazia abbastanza per ciò che facciamo (e che spesso non ci aveva chiesto di fare). Ma il punto è che in questo modo perdiamo di vista noi stessi e ciò che è meglio per noi, perché ciò che accadrà, la maggior parte delle volte, è che l’altro si stuferà di avere accanto una persona priva di interessi propri e statica. E allora ciò che sarà importante in questi casi, sarà ritrovare o in alcuni casi proprio trovare il proprio baricentro e nutrirsi delle cose che ci fanno stare bene, che ci stimolano e che ci restituiscono quella vitalità e forza che ci fanno andare avanti nonostante tutto.

Se percepiamo che i nostri continui sforzi e sacrifici non vengono apprezzati, sviluppiamo una visione molto critica di noi stessi, ci sentiamo in colpa per la nostra ingenuità, la nostra devozione e l’eccessiva fiducia verso gli altri. Questa voce interiore a volte può essere molto crudele, tanto che potrebbe portare a sintomi psicosomatici, ovvero sintomi fisici ma apparentemente senza una causa, come dolore allo stomaco o alla pancia, stanchezza, mal di testa o comunque andare a intaccare una parte di sé che solitamente si “attiva” quando siamo insoddisfatti, ovvero il nostro tallone di Achille.

Chiedere aiuto se si riesce da soli a mettere se stessi al centro

Talvolta accade che questa modalità di funzionamento sia talmente radicata che ci risulta difficilmente riconoscibile e allora in questi casi sarà importante l’aiuto di una persona esterna (anche dalle relazioni già presenti nella propria vita proprio per la modalità classica di funzionamento per cui gli altri si aspettano già tale atteggiamento), quindi di uno psicologo, che possa aiutare a trovare ciò che vi fa stare bene.

 

 

Perché è importante prenderci cura di noi e trovare il proprio baricentro

Spesso all’interno delle relazioni crediamo, infatti, che dedicarsi totalmente all’altro potrà per forza di cose portarlo a volerci più bene e ci sorprendiamo e rimaniamo delusi se l’altro non ci riconosce in questo ruolo e non ci ringrazia abbastanza per ciò che facciamo (e che spesso non ci aveva chiesto di fare). Ma il punto è che in questo modo perdiamo di vista noi stessi e ciò che è meglio per noi, perché ciò che accadrà, la maggior parte delle volte, è che l’altro si stuferà di avere accanto una persona priva di interessi propri e statica. E allora ciò che sarà importante in questi casi, sarà ritrovare o in alcuni casi proprio trovare il proprio baricentro e nutrirsi delle cose che ci fanno stare bene, che ci stimolano e che ci restituiscono quella vitalità e forza che ci fanno andare avanti nonostante tutto.

Se percepiamo che i nostri continui sforzi e sacrifici non vengono apprezzati, sviluppiamo una visione molto critica di noi stessi, ci sentiamo in colpa per la nostra ingenuità, la nostra devozione e l’eccessiva fiducia verso gli altri. Questa voce interiore a volte può essere molto crudele, tanto che potrebbe portare a sintomi psicosomatici, ovvero sintomi fisici ma apparentemente senza una causa, come dolore allo stomaco o alla pancia, stanchezza, mal di testa o comunque andare a intaccare una parte di sé che solitamente si “attiva” quando siamo insoddisfatti, ovvero il nostro tallone di Achille.

Chiedere aiuto se si riesce da soli a mettere se stessi al centro

Talvolta accade che questa modalità di funzionamento sia talmente radicata che ci risulta difficilmente riconoscibile e allora in questi casi sarà importante l’aiuto di una persona esterna (anche dalle relazioni già presenti nella propria vita proprio per la modalità classica di funzionamento per cui gli altri si aspettano già tale atteggiamento), quindi di uno psicologo, che possa aiutare a trovare ciò che vi fa stare bene.

 

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