La Visione della Vita di Sri Aurobindo

La Visione della Vita di Sri Aurobindo

“Il valore di un uomo non dipende da ciò che egli apprende, né dalla sua posizione o fama, né da ciò che fa, ma da ciò che egli è e diviene interiormente”. (Sri Aurobindo)

Sri AurobindoDopo aver ricevuto in Inghilterra una completa educazione occidentale, Sri Aurobindo (Calcutta, 1872 – Pondicherry, 1950) rientra in India poco più che ventenne ed assimila in breve tempo, tutto il patrimonio culturale e spirituale del suo paese, di cui divenne uno dei capi più attivi ed ispirati, nella lotta per l’indipendenza dall’impero britannico.

Ritiratosi dalla politica per immergersi, a Pondicherry, nelle sue rivoluzionarie esperienze spirituali, incontra Mirra Alfassa che chiamerà Mère, poiché in essa vide la manifestazione diretta dell’Energia Divina creatrice, che in India è detta “La Madre”.

Dopo il 24 novembre del 1926, Sri Aurobindo si ritira completamente dal mondo, ma resterà più che mai in contatto con le forze mondiali in gioco e lavorerà per tracciare il cammino che l’umanità dovrà compiere per avanzare verso la trasformazione che Lui definirà ‘supermentale’. Manterrà il contatto con i discepoli in forma epistolare, scrivendo più di duemila lettere e lascerà alla Madre l’incarico organizzativo e materiale dell’Ashram, la comunità che si era formata attorno a Lui.

Sri Aurobindo non ebbe mai l’intenzione di fondare religioni o sistemi filosofici, piuttosto fu sua intenzione fornire a chiunque ne avesse interesse, una trattazione delle proprie esperienze, realizzazioni interiori e spirituali, ottenute attraverso metodi di conoscenza che egli definiva ‘sovrarazionali’, con un linguaggio per il nostro intelletto il più possibile comprensibile. Lo scopo delle sue opere è quindi quello di ispirare il lettore a cercare questa conoscenza in prima persona, superando la propria mente dopo averla convinta al silenzio. Questi metodi di conoscenza sovrarazionale, vennero plasticamente inquadrati e fatti metodo da Sri Aurobindo che li chiamò “Purna yoga”, uno yoga completo, integrale e omnicompresivo.

Libri e varie...

Egli ha usato molti linguaggi per esprimere queste sue realizzazioni interiori e spirituali, ma il mezzo sicuramente da lui prediletto fu la poesia, più affine ad esperienze di verità sovrarazionali rispetto alle espressioni più macchinose e rigidamente elaborate, tipiche della mente intellettuale normalmente intesa.

L’opera principe di Sri Aurobindo, discendente dalla sua visione sovrarazionale o, come Egli specificava, sovramentale, in ambito non solo poetico ma anche mantrico è “Savitri”, un poema epico in 12 libri con quasi 24.000 versi.

La poesia surmentale

Il viaggio dell’animaSe la suprema visione e unione di Verità e Bellezza è presente solo a livello sovramentale, “a quel livello il vero è sempre bello e il bello è sempre vero”, quella che Sri Aurobindo definisce l”aesthesis’ surmentale, è uno degli elementi costanti del Poema.

La trama di superficie del Poema è tratta dalla tradizione indiana, mentre il tema conduttore profondo di Savitri, è il viaggio dell’anima nei mondi superiori ed inferiori di tutta la creazione. In esso, sono contenute in splendenti versi, le descrizioni degli stati che la coscienza può attraversare e le corrispondenti esperienze interiori di natura spirituale, le visioni dei mondi occulti e superiori e degli esseri e delle forze ivi presenti.

Per quanto riguarda invece le sue opere, potremmo dire di natura più filosofica, la principale, più esaustiva e conclusiva sull’argomento centrale, obiettivo del Purna yoga, è certamente “The Life divine” (La vita divina), in cui viene proposta la Sua visione dell’umanità e della divinità, del loro reciproco e dinamico rapporto e ruolo nel cosmo e del loro vero scopo e destino finale.

Nelle sue opere, Sri Aurobindo ha la caratteristica e la capacità sintetica di unificare molteplici teorie filosofiche e religiose in una visione panoramica d’insieme. Questo avviene, ad esempio, nel caso dei due classici sistemi di pensiero: il materialista e l’ascetico, tipico delle correnti spirituali.

Potremmo pensare che, realizzando esperienze considerate trascendenti come quella di unione con il divino, Sri Aurobindo abbia a negare ogni principio materialista, ma ciò per il Maestro non avviene. Egli, non ignorando l’enorme contributo che il materialismo ha offerto all’esistenza umana nel liberarla da superstizioni e false illusioni, afferma che il mondo della materia va accolto come parte del Reale, non essendo in sé un’illusione, ma solo la metà della Verità.

Possiamo quindi ipotizzare, dice Sri Aurobindo, che nell’uomo esistano potenziali capacità di conoscenza e di percezione superiori a quelle sin qui sviluppate, e che tali facoltà possano essere accresciute, al fine di conoscere il Divino trascendente, con una certezza almeno eguale a tutte le certezze scientifiche acquisite dall’umanità e – a condizione di non avere pregiudizi verso questa possibilità – non dovremmo fare altro che cercare di sviluppare in noi stessi, queste facoltà di conoscenza attualmente latenti nella nostra natura, per verificarne la veridicità. E’ probabile che non riusciremo ad ottenere immediatamente l’esperienza più elevata, ma è certo che nel breve periodo avremmo, come suggerisce Sri Aurobindo, qualche piccola o grande esperienza spirituale che ci confermerà la giustezza della strada intrapresa. Questa verifica, in tutti i casi, non potrà che essere esperita soggettivamente in prima persona.

La visione personale di Sri Aurobindo parla di un’evoluzione in atto nel mondo, un mondo i cui fenomeni sono la parte più esteriore della Realtà, che è ben più vasta di quello che le nostre capacità sensoriali possono percepire. Un mondo in cui spirito e materia sono una sola cosa, in cui tutto è Uno, e l’umanità non è che una tappa nel cammino dell’evoluzione globale, e le storie degli individui, stadi di questa più grande evoluzione d’insieme della collettività.

Molte scuole di ricerca interiore hanno di frequente considerato il mondo alla stregua di una vana illusione, maya, e trovata l’unica salvezza da tale inganno, nel ritiro dell’essere umano dal gioco delle forme esteriori e della personalità di superficie, mediante un tuffo beatifico in un inconoscibile nirvana o nulla, al di là di tempo, spazio e mente. Secondo Sri Aurobindo, tuttavia, questo raggiungimento non è la fine del percorso, quanto piuttosto il propedeutico inizio di un cammino spirituale superiore.

L’essere psichico

L'essere psichico

Non si tratta quindi di abbandonare la propria individualità in un’estinzione eterna, ma di conoscere la viva Realtà presente in noi, dietro la personalità di superficie e delle sue false identificazioni con le cose esteriori; di conoscere questo nostro intimo essere interiore. ‘Essere psichico’ lo definisce Sri Aurobindo, più genericamente inteso come l’anima, la nostra vera Persona, quello che realmente siamo. Questo essere in noi, la nostra più segreta e spirituale essenza, ci dice il Maestro, è eterno, colmo di cristallina, naturale, infinita gioia, non toccato dalle effimere gioie, dagli atroci dolori, dalle irrinunciabili emozioni, dai pensieri e dalle azioni dell’esteriorità umana.

Questo Essere, a ragione della sua natura eterna, è il nostro principio che ritorna vita dopo vita, eone dopo eone, con lo scopo ultimo, se così possiamo dire, di rivelare e manifestare la sua luce e la sua natura integrale e spirituale in un corpo materiale, nel nostro corpo materiale quale suo mezzo e strumento per tale manifestazione. Per tali ragioni, dice il Maestro, non dobbiamo rifiutare o mortificare il corpo, non dobbiamo considerarlo l’ostacolo principale alla volta dello spirito, creando in tal modo un’insanabile separazione tra Spirito e Materia, tra vita materiale e vita spirituale, tra Corpo ed Anima.

Di conseguenza, chi sacrifica la propria vita a favore e in attesa di un ipotetico paradiso nell’aldilà, agisce senza alcun senso: si tratta di trovare e far emergere attraverso lo yoga, qui ed ora, nella vita di tutti i giorni, la nostra essenza spirituale più vera, attraverso un processo di interiorizzazione e poi di manifestazione in questa realtà, in questo nostro corpo.

Secondo la visione di Sri Aurobindo, l’intera evoluzione dell’umanità non è un mero scherzo del destino o un infruttuoso oggetto del caso, un’emersione ex abrupto in un corpo vivo e pensante da un mondo di materia inerte, ove miliardi di esseri vivono, in mezzo a mille difficoltà, una vita effimera, senza senso né scopo, per poi dissolversi nuovamente nell’inerzia della materia, nella morte. Potrebbe essere così, se fosse reale l’idea materialista di un mondo fenomenico in cui siamo corpi vaganti, che un’ironia della sorte ha posto in questo globo rotante sospeso in un universo senza alcun preciso motivo.

Dio nella materia

Perfezione della vitaMa per Sri Aurobindo nulla avviene casualmente; lo stesso sviluppo della vita sulla terra sembra confermarlo, vista l’estrema perfezione del sistema e delle condizioni ambientali che ne hanno reso possibile l’emersione e il proseguimento. D’altro canto non può essere accettata neanche l’idea opposta, secondo cui il mondo manifestato non è che illusione e l’unica verità risiede nella realtà del trascendente.

La verità della questione, afferma Sri Aurobindo, è che nella materia altro non vi è che lo Spirito divino involuto. Dio, il trascendente, l’assoluto, l’Inconosciuto, la Coscienza eterna o come lo si voglia chiamare. Egli esiste in quanto è dentro il tempo e lo spazio e continua ad esistere in quanto è al di là del tempo e dello spazio.

Per cui Dio è immanente, in quanto ha involuto una parte di Se stesso in questo mondo di fenomeni di cui noi facciamo parte. La materia ci sembra incosciente, ma è la stessa materia che ha dato vita a forme coscienti ai vari livelli e gradi! La nostra scienza ha appurato che questa materia racchiude l’energia, sappiamo quindi che tale materia altro non è che energia condensata. Sri Aurobindo va oltre, affermando che Dio stesso è nascosto nelle profondità della materia; questo “offuscamento” di Dio nella materia è definito ‘in-coscienza’, ma tale incoscienza sta emergendo attraverso una lenta evoluzione verso una sempre più grande autocoscienza. Si può allora affermare e comprendere, come sia “razionale” la conseguente equazione: materia = energia = coscienza.

Abbiamo così appurato che la vita si è evoluta inizialmente attraverso il mondo minerale, primo stadio di massima involuzione della coscienza divina. Poi strutturando forme sempre più complesse come il vegetale e l’animale, è giunta al suo attuale culmine con l’uomo pensante, in cui, per la prima volta, ha toccato la possibilità di essere realmente cosciente della propria esistenza.

Il Maestro conferma, quindi, ciò che avevano descritto e visto i Rishi vedici: la materia, la vita e la mente non sono che l’unica Coscienza-energia espressa nelle forme diverse dei tre mondi corrispondenti. Il Maestro ci offre quindi un ribaltamento di prospettiva e molteplici possibilità per una maggiore comprensione di tutti gli aspetti di questo mondo enigmatico in cui ci troviamo a vivere; mondo che non è condotto da cieche forze materiali, ma da una Coscienza divina premurosa e benevola verso l’uomo.

 

“(…) se la verità nascosta della nostra nascita nella materia è un rivelarsi dello Spirito sulla terra, se ciò che è avvenuto nella Natura è fondamentalmente un’evoluzione della coscienza, allora l’uomo così com’è non può costituire il termine ultimo di tale evoluzione, essendo egli espressione ancora troppo imperfetta dello Spirito, ed essendo la Mente una forma e uno strumento troppo limitati.

La Mente è soltanto un termine intermedio della coscienza, l’essere mentale può essere soltanto un essere di transizione. Perciò, se non sarà capace di oltrepassare lo stato mentale, l’uomo verrà superato dal manifestarsi di un Sopramentale e di una sovrumanità che prenderanno la guida della creazione. Se la mente umana sarà invece in grado di aprirsi a ciò che la supera, allora non ci sarà motivo che non sia l’uomo stesso ad arrivare allo stadio sopramentale o che non possa prestare la propria mente, la propria vita e il proprio corpo all’evolversi di questo termine superiore dello Spirito e al suo manifestarsi nella natura”.

Sat-Chit-Ananda

Sat-Chit-AnandaSri Aurobindo, quindi, afferma e sostiene la tesi dell’esistenza di una Coscienza che trascende totalmente non solo l’uomo ma il cosmo intero. Questa Coscienza in sanscrito è chiamata Sat-Chit-Ananda, Esistenza-Coscienza-Beatitudine. Essa è il sostegno, la base immobile e mobile del mondo, uno stato di estasi cosciente di Sé e della propria infinità, completamente fuori dalla portata della comune esperienza umana.

Nel tempo, molti esseri umani hanno realizzato questo stato, in cui, come afferma Sri Aurobindo, la percezione del rapporto illusione-realtà è completamente invertita rispetto alla “comprensione” che possiamo avere noi nella ordinarietà della nostra coscienza.

Se l’ipotesi di trascendenza può apparire una mera fantasia o allucinazione, per chi è nella coscienza ordinaria, in quanto riconosce come reale solo il mondo fenomenico e materiale, per una coscienza giunta allo stato di sat-chit-ananda, è esattamente il contrario: il mondo fenomenico risulta apparire come una grossolana invenzione “come un cinematografo” diceva Sri Aurobindo, come una falsificazione, un sogno, un’illusione.

La luce di conoscenza di questo stato d’essere è infinita, ed è facile arrivare a credere che sia la sola realtà. Questa è l’origine della posizione cosiddetta ascetica, che nega cioè l’esistenza del mondo e dell’individuo. Non è possibile, come dice Sri Aurobindo stesso, risolvere questa questione basandoci puramente su una logica fondata sui nostri sensi fisici, a causa della lacunosità dei dati a noi forniti da tali sensi. L’unica possibilità che abbiamo per fare chiarezza a riguardo, è estendere la nostra coscienza fino a renderla una con la coscienza cosmica divina.

Con lo Yoga, la sadhana o disciplina spirituale, possiamo arrivare a questo puro spirito, a questo sat chit ananda. Ma non è vero che solo questo è reale, mentre il mondo fisico è illusione. Questa percezione, in genere, avviene quando si fa un salto di coscienza troppo alto, per cui tra lo stato normale della mente e questo stato totalmente al di là di essa, non vi è alcun gradino intermedio di coscienza. E’ in questo caso, che può accadere che la realtà fenomenica appaia irrealmente falsa, perché quando la mente raggiunge tale stato, “riceve un senso dell’irrealtà del mondo e della sola realtà del Silenzio, che è una delle più poderose e convincenti esperienze di cui sia capace la mente umana” (“La Vita divina”).

Questa idea, è quella che ha influenzato maggiormente l’India negli ultimi duemila anni, secondo Sri Aurobindo. In essa vi è un qualcosa di reale, in quanto rappresenta in effetti il gradino più alto della scala di coscienza raggiungibile da un essere umano. Tuttavia, è una verità incompleta, perché non può esservi l’alto senza il basso, e perché, in accordo con l’antica visione vedantina, tutto è brahman, quindi anche la materia.

L’ideale di Sri Aurobindo è dunque quello di una realizzazione spirituale integrale in tutta la nostra vita materiale, che comprenda in sé tutti i livelli di coscienza, dal più alto al più basso, trasformati dalla forza della coscienza divina e quindi in grado di manifestarne la Luce qui, sulla Terra, nella Materia e nel nostro Corpo fisico.

Fonte: http://www.sriaurobindoyoga.it/presentazione_sri_aurobindo_madre.htm

 

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