Sensibilità
Sensibilità
La sensibilità è spesso vissuta come uno svantaggio. Chi è più sensibile soffre di più, è permaloso, si accorge della cattiveria altrui, vede più chiaramente la realtà triste dove viviamo, provando dolore anche per ciò che non lo riguarda in senso stretto. E spesso si augura di divenire meno sensibile.
Vorrei delineare delle distinzioni che aiuteranno a capire come trasformare la sensibilità da uno svantaggio alla qualità utile che, di per sé, è.
Innanzitutto può essere diretta a sé o agli altri. Quando siamo molto suscettibili la sensibilità è solo controproducente e questo dipende unicamente dalla grandezza del nostro ego, ossia dall'avvertire le cose come ‘personali’. È buono capire che quando la sensibilità è così personale c’è qualcosa che non va e dobbiamo imparare una lezione. Stiamo usando male il nostro vantaggio. Vediamo come usarlo al meglio.
Nel più semplice dei casi, quando ci sentiamo offesi dovremmo comunque prendere in seria considerazione l’accusa o la critica che ci è stata mossa, perché potrebbero esserci tracce di realtà. Anche se dopo attenta analisi comprendiamo che non ci sono basi per l’accusa, nell'atto di prendere in considerazione ciò che ci hanno detto, abbiamo spostato l’energia dalla sensibilità inutile (personale) a quella utile (impersonale). Se diamo poco peso all’ego e più alla conoscenza di noi stessi o della vita non possiamo che giovarne e sviluppare competenze. Se lo facciamo con costanza ridimensioniamo effettivamente l'ego e va da sé che sentiremo meno personali gli attacchi, oltre a capire intuitivamente molte più cose grazie alla sensibilità 'spersonalizzata’. Un aspetto importante da ricordate in tutto questo è che quando ci diciamo la verità da soli è molto più facile accettarla che quando ce la dicono gli altri. Quindi se l'attività autocritica non parte so dopo un attacco esterno ma è costante in noi, come moto interiore, la suscettibilità non tende a formarsi nemmeno. Tutto questo rende la sensibilità una qualità da usare a nostro vantaggio ma anche per meglio trattare con gli altri. Comprendendo ciò che c'è dietro alla nostra permalositá, acquisiamo la delicatezza per trattare al meglio gli altri, proprio come se li conoscessimo, perché comprendere noi stessi equivale a comprendere l'essere umano. Già a questo livello la nostra sensibilità si è trasformata in una qualità più positiva che penosa. Ma possiamo, volendo, anche spingerci oltre.
Quando arriviamo ad occuparci più spesso per gli altri che di noi stessi, mostriamo di avere diminuito la grandezza del nostro ego. Per approfondire il lavoro interiore possiamo prestare attenzione al sentimentalismo, perché nasconde ancora un latente egoismo. Se avvertiamo un certo romanticismo, un idealismo su ciò che la realtà 'dovrebbe essere’ ci stiamo allontanando dalla comprensione dei fatti 'così come sono’. Anche qui, spostare l’attenzione dall’ideale alla realtà, è un avvicinamento alla verità che diminuisce la reazione personale. Il che rende la comprensione più facile e, conseguentemente, l’azione più lucida se non del tutto risolutiva.
Praticamente andiamo a spostare l’energia: dalla parte egoica la trasferiamo alla comprensione della realtà. L’ego soffre senza ragionare, a prescindere. Il ragionare invece pone in luce la verità ed elimina la sofferenza inutile.
Quando la sensibilità è usata come campanello d’allarme è utilissima, perché si trasforma in strumento d’intelligenza. Sia per comprendere se stessi che gli altri e, ancor meglio, la realtà stessa delle cose.
È con la sensibilità che sentiamo, percepiamo, prendiamo informazioni dall’esterno. Purtroppo, però, non sappiamo gestire la nostra reazione a ciò che sentiamo e percepiamo, siamo sopraffatti e avvertiamo solo il dolore. Non è la sensibilità a costituire un problema, ma la reazione personale a ciò che percepiamo. Prendercela con la sensibilità è come se ce la prendessimo con gli occhi per aver visto qualcosa. Gli occhi sono lo strumeno utile, è la reazione psichica a rivelarsi solo controproducente. La reazione è tanto presente quanto grande è il vostro ego. Se la reazione personale vi sta più a cuore della comprensione dei fatti, la sensibilità porterà sofferenze. Se in voi prevale l'amore per la verità porterà invece scoperte importanti.
Quando la verità vi appassiona più del vostro stesso io resta solo il grande dono della percezione.
L’intelligenza e la sensibilità sono un'unica cosa.
Non neghiamo che anche il dolore, però, ha una sua utilità, almeno finché serve. Se non siamo abbastanza consapevoli dei segnali più delicati che il corpo o la mente ci danno la crisi deve far suonare un campanello più forte. Ed ecco che arriva il dolore. Il dolore è utile in quanto rappresenta il bersaglio, il luogo su cui lavorare, colpire con la nostra energia e comprensione.
Quindi finché ne avremo bisogno, rispunterà sempre. Quando siamo sopraffatti da un’emozione, studiamo anch’essa. Senza condannarla, senza pensare che dovrebbe o non dovrebbe affiorare. Quando diamo la nostra attenzione alla comprensione dell’emozione, già stiamo spostando l’energia sulla realtà.
Accogliere le emozioni, senza nutrirle col pensiero, è un avvicinamento, un rimedio. Se non riuscite a farlo e le state nutrendo coi pensieri, nessun problema: perlomeno, però, studiatevi cosa accade, se c’è un peggioramento o un miglioramento. Osservate.
Purtroppo siamo inclini a scappare, ad intrattenerci, ad evitare il problema e questo porta sempre più dolore. Il nostro avvicinamento e la comprensione portano, invece, l’energia dove serve e il problema comincia a risolversi, a dissolversi.
Dobbiamo divenire i migliori scienziati della nostra mente, perché una volta compresa e risolta, la nostra sensibilità arriverà a poter capire davvero tutto. La mente ha molte più capacità di quelle che sfruttiamo. Il nostro ego risucchia tutte le energie vitali e rende la mente troppo confusa per funzionare al suo meglio.
Nell’usare la tua sensibilità per capire la tua mente, noterai subito un miglioramento del tuo umore, della tua chiarezza mentale e del tuo stato energetico. Usa al meglio la tua sensibilità, perché potrebbe rivelarsi il tuo più grande talento e vantaggio.
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